BELGRADO, 10 GIU – Dopo la Slovenia, l'unico dei paesi della ex Jugoslavia a essere entrato nell'Unione europea, sara' la Croazia l'altro membro della vecchia Federazione jugoslava ad aderire alla Ue. La Commissione europea ha infatti proposto oggi la chiusura degli ultimi quattro capitoli negoziali, e l'ingresso a pieno titolo di Zagabria nell'Unione a partire dal primo luglio 2013. La decisione spettera' al Consiglio europeo e al vertice dei capi di stato e di governo.
A sperare nell'agognata integrazione europea – un'espressione divenuta quasi 'magica' da queste parti – sono ora gli altri paesi dei Balcani occidentali, ai quali Bruxelles ha piu' volte promesso un futuro di riunificazione nella grande famiglia europea.
E in testa a tutti vi e' la Serbia, il paese forse piu' importante tra quelli usciti dalla disgregazione della Jugoslavia, ma che e' pero' rimasto indietro nel processo di avvicinamento alla Ue per le conseguenze 'punitive' legate alle guerre tragiche degli anni Novanta.
Ora, forte della cattura di Ratko Mladic, il criminale di guerra che era ricercato da 16 anni e sulla cui testa era stata posta una taglia di dieci milioni di dollari, Belgrado chiede che anche per la Serbia si accelerino i tempi, con la concessione entro quest'anno dello status di paese candidato e la fissazione di una data d'avvio del negoziato di adesione.
I segnali in questo senso sono positivi, anche se i piu' severi fra i 27, a cominciare dall'Olanda, ricordano che resta da catturare l'ultimo criminale di guerra serbo ancora in fuga, l'ex capo politico dei serbi di Croazia Goran Hadzic, e che Belgrado deve portare a termine un programma di riforme indispensabile a soddisfare i requisiti richiesti in sese europea, a cominciare da quella della giustizia con la nomina di giudici del tutto nuovi e indipendenti, senza alcun collegamento con il vecchio regime di Slobodan Milosevic.
E resta poi per Belgrado il tema spinoso dei rapporti con il Kosovo, col quale e' stato avviato un dialogo proprio con la mediazione di Bruxelles.
Il Montenegro, che ha gia' lo status di paese candidato, spera anch'esso entro la fine dell'anno di poter ottenere la data d'inizio del negoziato con la Ue, mentre uno spiraglio sembra essersi aperto anche per la Macedonia, che ha lo status di candidato dal 2005, ma che e' bloccata da anni dalla Grecia che contesta il nome del paese ex jugoslavo, ritenendo il termine 'Macedonia' patrimonio esclusivo della propria eredita' storica e culturale. Bruxelles ha infatti detto oggi di intravedere qualche possibilita' di soluzione del contenzioso fra Skopje e Atene e di poter per questo raccomandare entro quest'anno l'apertura del negoziato di adesione anche con la Macedonia.
Piu' indietro nel cammino verso l'integrazione nella Ue sembrano invece Kosovo e Bosnia-Erzegovina, i due paesi con i problemi maggiori nei Balcani occidentali. Il primo e' infatti alle prese con un difficile dialogo con la Serbia e con una situazione socio-economica interna ancora molto difficile (45% di disoccupazione, corruzione e criminalita' ancora a livelli molto elevati).
Il secondo non riesce a superare del tutto l'impasse politico determinato dai persistenti contrasti fra le tre comunita' etniche che lo compongono (serbi, croati, musulmani), che sono alla base dei ritardi nelle riforme necessarie ad avvicinarsi all'Unione europea.