Bce, da Francia ok a Draghi. Ma la grana Bini Smaghi resta

BRUXELLES, 22 GIU – La Francia appoggia senza condizioni la nomina di Mario Draghi alla guida della Bce, ma non per questo rinuncia ad avere un suo uomo nel board al posto di Lorenzo Bini Smaghi. Il quale finora non ha raccolto la richiesta franco-italiana di farsi da parte.

A poche ore dall'apertura del vertice Ue chiamato ad ufficializzare la nomina di Mario Draghi all'Eurotower, i problemi 'italiani' sulla nomina di Draghi, secondo l'edizione on line del Wall Street Journal, non sono pero' stati completamente superati. Per il quotidiano finanziario la nomina potrebbe anche slittare a causa delle rassicurazioni che la Francia e altri Paesi vogliono avere sul fatto che l'Italia, quando Draghi arrivera' a Francoforte, non avra' due suoi uomini del board della Bce. Un regola non scritta ma finora rispettata. La vigilia del Vertice si e' aperta sotto i migliori auspici per Draghi. Il portavoce del governo francese, il ministro del bilancio Francois Baroin, ha annunciato l'appoggio incondizionato di Parigi alla candidatura dell'attuale governatore di Bankitalia.

Da Roma, pero', il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva insistito sulla legittimita' della richiesta di lasciare Francoforte rivolta a Bini Smaghi. E il sottosegretario al commercio estero d'Oltralpe, Pierre Lellouche, era poi tornato ad alimentare dubbi sottolineando che la Francia potra' sempre ''pretendere'' di avere un suo rappresentante nel board. Una posizione che tuttavia a molti, e in primo luogo all'attuale presidente della Bce Jean-Claude Trichet, non piace. I componenti del board prendono le loro decisioni in completa autonomia, e' tornato a sottolineare oggi Trichet che da tempo sente su di se' e sulla banca le pressioni della politica.

Il problema Bini Smaghi e' stato ''derubricato'', assicurano fonti europee ben informate evidenziando che prima dell'insediamento di Draghi, previsto per il primo novembre prossimo, ci sara' tutto il tempo di risolvere il problema legato alla presenza di due italiani nel board.

Tuttavia, la situazione e' delicata e l'Ue oggi ha bisogno di tutto tranne che di uno scontro sull'autonomia della Bce. Anche perche' la situazione venutasi a creare riporta alla memoria la brutta pagina scritta in occasione della nomina del primo presidente della Bce, l'olandese Wim Duisenberg.

All'epoca, per dare il suo si' alla scelta del Consiglio Europeo, il presidente francese Jacques Chirac impose a Duisenberg, al di fuori di qualsiasi regola, di impegnarsi verbalmente davanti a tutti i leader a lasciare l'incarico a meta' mandato – cioe' dopo quattro anni – per lasciare il posto al suo candidato: Jean-Claude Trichet. Un copione che tutti sperano non si ripeta. .

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Emiliano Condò