Grecia, stangata sulla casa: pagano tutti, non la Chiesa ortodossa

ATENE – Il governo greco stanga i cittadini ma salva la Chiesa. Vista la situazione economica disastrosa del Paese, sono state imposte tasse extra sugli immobili. Ma la chiesa ortodossa dovrà pagare solo per le proprietà adibite a esercizi commerciali. Più o meno quello che succede in Italia, dove le proprietà della Chiesa non sono esenti dall’Ici se svolgono attività commerciali (o se svolgono attività no profit). Recentemente la Camera dei Deputati ha bocciato un ordine del giorno in cui si chiedeva di far pagare l’Ici anche a immobili destinati a “attività commerciali, anche se esercitate non in via esclusiva”.

Eppure la Chiesa ortodossa possiede un vero impero in Grecia, tra immobili e terreni. E’ il primo immobiliarista della penisola ellenica. Secondo il giornale conservatore Kathimerini, come riporta il sito PressEurop, i suoi beni ammontavano a 700 milioni di euro nel 2008. Ma Stefanos Manos, ex ministro dell’economia, valuta questo patrimonio in più di un miliardo di euro. E la Chiesa paga solo 2,5 milioni di euro di tributi.

Senza contare neppure i beni dei 450 monasteri che dipendono o meno dalla chiesa greca (come quelli del monte Athos, che hanno uno statuto particolare). Inoltre, la chiesa è il secondo proprietario fondiario (dietro lo stato greco) con 130 mila ettari di terra. Dall’arcivescovado di Atene si giustificano dicendo che “si tratta per lo più di boschi e terreni non edificabili”.

La ricchezza della Chiesa ortodossa non si ferma qui: è il primo azionista (con l’1,5 per cento) della Banca nazionale greca e ha un rappresentante nel consiglio di amministrazione, il vescovo di Ioannina Theoklitos. Secondo Forbes questo religioso avrebbe guadagnato 24 mila euro nel 2008 grazie ai gettoni di presenza.

Ma alcuni di questi religiosi hanno anche una vocazione imprenditoriale: i monaci del ricco monastero di Penteli, a nord di Atene, cercano infatti degli investitori per un miliardo di euro per trasformare una parte della loro montagna in una centrale fotovoltaica.

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Alberto Francavilla