Crisi, Sarkozy: “L’Europa non è mai stata così vicina all’esplosione”

PARIGI, 25 OTT – ”L’Europa non è mai stata cosi vicina all’esplosione”: lo ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy secondo il sito internet di Les Echos. Alla vigilia del vertice Ue, anche il premier Francois Fillon ha detto che per la Francia si apre una ”partita essenziale” e l’ appuntamento di domani è una ”priorità assoluta”.

”L’Europa non è mai stata così vicina all’esplosione”, ha scandito Sarkozy, parlando con alcuni rappresentanti della maggioranza Ump nel corso di una prima colazione di lavoro a porte chiuse questa mattina a Parigi. Da parte sua, nel corso di una riunione con i deputati dell’Ump, il premier Fillon ha anche insistito sulla necessità di ”mantenere il sangue freddo” di fronte a questa ”situazione preoccupante”. ”Le previsioni di crescita (della Francia,ndr.) dipendono in gran parte dal summit di domani” a Bruxelles, ha concluso il premier. Le dichiarazioni a porte chiuse di Sarkozy e Fillon sono riportate in un articolo pubblicato sul sito internet del quotidiano Les Echos, uno dei più importanti quotidiani economici della Francia.

Ultima tappa per l’Europa, ultima spiaggia per l’Eurozona: il vertice Ue di domani è l’appuntamento che in tutto il mondo aspettano da mesi, l’occasione in cui l’Unione europea presenterà l’arsenale anti-crisi che le è costato decine di consigli e summit straordinari, litigi furiosi tra Paesi, ultimatum dalle istituzioni.

Ma domani tutto dovrebbe risolversi, o almeno questa è l’aspettativa: le banche saranno ricapitalizzate, il fondo salva-Stati avrà una forma, le banche esposte in Grecia accetteranno le perdite imposte dalla Ue. Uno scenario troppo ottimista, secondo gli analisti, che non coincide con le voci di queste ultime ore di frenetiche trattative. Di seguito i nodi che solo i leader potranno sciogliere, tanto da annullare anche l’Ecofin previsto prima del summit.

FONDO SALVA-STATI EFSF. E’ il recinto che impedirà alla crisi dei debiti di espandersi anche all’Italia, dice Jean Claude Juncker, e deve però aumentare la sua potenza di fuoco perché oggi è dotato solo di 440 miliardi di euro. Le ultime ipotesi vedono la nascita di un nuovo strumento ad hoc ‘special purpose investment vehicles (Spiv)’ per aumentare la capacità attraendo investimenti stranieri e fondi Fmi, oltre a quelli dell’Efsf. Ed è in atto una trattativa tra Germania e Francia: in cambio della rinuncia a coinvolgere la Banca centrale nel fondo, Parigi ha chiesto che nelle conclusioni del vertice sia inserita l’assicurazione che la Bce continuerà con gli acquisti straordinari di bond (italiani e spagnoli) che ha riattivato da agosto. Ma la Germania si oppone. Inoltre, il timore per i mercati è che il vertice non farà cifre sull’aumento dell’Efsf.

PERDITE BANCHE IN GRECIA. E’ la condizione che la Ue vuole imporre agli investitori privati, per farli partecipare al secondo piano salva-Grecia. Si tratta su una forchetta che va dal 40 al 60% di perdite sui titoli greci, con la Germania che preme per il 60% e le banche che non vorrebbero superare il 40%. Si tratta sempre di una partecipazione ‘volontaria’, ma la Ue ha fatto capire che non esiterebbe anche a renderla obbligatoria. Al momento, la trattativa condotta dal direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, in qualità di capo del Comitato economico e finanziario (Cef), si starebbe assestando sul 55%. Ma non e’ chiaro se le banche accetteranno, ne’ se perdite cosi’ alte non facciano scattare il default e quindi il pagamento dei cds, ovvero le assicurazioni sul debito, che scatenerebbero un effetto domino sulle banche.

RICAPITALIZZAZIONE BANCHE. In teoria, è un nodo già sciolto dai ministri economici venerdì scorso. In pratica, la cifra della ricapitalizzazione è ancora tutta da vedere perché è strettamente collegata a quella delle perdite degli istituti in Grecia. A dover trovare nuovi capitali sarebbero le grandi banche europee ‘sistemiche’, e i loro coefficienti patrimoniali dovrebbero salire al 9%. Dovrebbero provvedere da sole a trovare nuovi capitali, in seconda battuta potrebbero intervenire i governi e solo in ultima istanza potrebbero ricorrere al fondo salva-Stati.

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Maria Elena Perrero