BRUXELLES – La Croazia sarà il ventottesimo Stato membro dell’Ue: l’Europa avanza nei Balcani. La decisione tanto attesa è arrivata a Bruxelles dal vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’Ue, che però non hanno indicato una data precisa per l’adesione. La più plausibile rimane quella del primo luglio 2013, auspicata dalla Commissione europea.
Zagabria mette piede nell’Ue sulla scia, tra le ex repubbliche jugoslave, della Slovenia: rappresenta però il primo Paese di quelli che negli anni Novanta furono coinvolti nelle guerre post-jugoslave, fattore che ha maggiormente influito sui diversi anni di differenza nella data di adesione rispetto ai Paesi dell’est Europa, che entrarono nella Ue nel 2004.
”Questo giorno mi riempie di orgoglio e dà a tutti noi una forte spinta per continuare sul percorso delle riforme”, ha dichiarato la premier croata Jadranka Kosor a Bruxelles. ”La lotta al crimine e alla corruzione, la modernizzazione del sistema giudiziario sono processi irreversibili che giovano a tutti noi che viviamo in Croazia”, ha aggiunto.
‘Questa è una vittoria congiunta di tutta la società croata”, ha commentato Vesna Pusic, uno dei leader dell’opposizione di centro-sinistra e convinta europeista.
Il percorso europeo è iniziato nel 1991, con la secessione della Croazia dalla Jugoslavia federale, che però ha aperto anche una tragica stagione di guerre etniche in Croazia, in Bosnia e in Kosovo, che allora provocarono complessivamente 200 mila morti e oltre due milioni di sfollati e profughi.
Nel 1995 la vittoria delle truppe di Zagabria sui secessionisti serbi della regione della Krajina segnò la fine del conflitto bellico, ma generò anche l’esodo dei serbi dalla Croazia, dimezzatisi in numero, restando pur sempre la prima minoranza nazionale con circa il 6-7 per cento dell’intera popolazione.
Lo scarso rispetto per i diritti umani e il nazionalismo propagato dal presidente Franjo Tudjman, come anche il ruolo negativo avuto in Bosnia – che Tudjman insieme al presidente serbo Slobodan Milosevic volle divedere in due – costarono al Paese cinque anni di isolamento e il totale stop a qualsiasi prospettiva europea. Nel 2000 alle elezioni vinsero le forze europeiste e democratiche che si affrettarono a fare domanda formale per l’adesione. La Croazia ottenne lo status di candidato nel 2004.
Iniziò i negoziati solo alla fine del 2005 poiché il Tribunale penale dell’Aia espresse un giudizio negativo sulla cooperazione di Zagabria, specie a causa della latitanza del generale Ante Gotovina, condannato due mesi fa a 24 anni di carcere per pulizia etnica a danno della popolazione serba. I negoziati con Bruxelles si sono tenuti con criteri molto più severi e duri rispetto agli altri nuovi paesi membri, anche a causa dell’esperienza parzialmente negativa con la Bulgaria e la Romania. I punti cruciali erano la riforma del sistema giudiziario, la lotta alla corruzione e al crimine organizzato, la piena cooperazione con il Tpi e il rientro dei profughi serbi.
”E’ un momento storico”, hanno sottolineato il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso e il primo ministro ungherese, Viktor Orban, per la presidenza di turno dell’Ue, rivolgendosi al premier croato, Jadranka Kosor, giunta a Bruxelles per raccogliere i frutti di un lavoro durato sei anni.
”Ci aspettiamo una conclusione dei negoziati molto presto: entro la fine di giugno. Dovremmo firmare il trattato di adesione prima della fine del 2011”, ha detto van Rompuy. ”Spero – ha aggiunto Barroso – che tutto sia pronto per accogliere la Croazia come ventottesimo Stato membro il primo luglio del 2013”. Soddisfatta la premier Kosor, secondo cui ”la Croazia è arrivata alla fine di un lungo viaggio” e la decisione di oggi ”è il più grande regalo che potevamo ricevere per il ventesimo anniversario della nostra indipendenza”, il 25 giugno del 1991.
”Dall’inizio dei negoziati nel 2005 – ha aggiunto la premier croata – abbiamo avuto i nostri momenti difficili, ma questo mostra ai nostri vicini che la perseveranza e il lavoro pagano”. Nelle loro conclusioni, i leader europei insistono affinché la Croazia prosegua gli sforzi ”in particolare per quanto riguarda il settore giudiziario e i diritti fondamentali” e chiedono alla Commissione Ue di monitorare la situazione fino all’adesione.
”Non sono state aggiunte nuove condizioni”, ha assicurato van Rompuy, al quale Kosor ha confermato l’intenzione di ”continuare a lavorare duro fino all’adesione e anche dopo”. Secondo la tabella di marcia, dopo la firma del trattato di adesione, previsto a metà dicembre, toccherà ai cittadini croati dare il via libera con un referendum. Poi sarà la volta delle ratifiche da parte degli Stati membri dell’Ue, un processo che dovrebbe terminare entro luglio del 2013.
In una prospettiva più ampia, la luce verde all’ingresso di Zagabria lancia certamente anche un messaggio chiaro agli altri paesi della regione, ai quali i leader Ue ribadiscono un futuro nell’Unione, purché ”continuino sulla strada delle riforme”, precisano.
”In autunno discuteremo in maniera più comprensiva come andare avanti nella procedura di allargamento con gli altri paesi” della regione, ha riferito Orban. Il dossier Balcani tornerà infatti sul tavolo del vertice di dicembre. Intanto, un particolare segnale di incoraggiamento dai leader Ue arriva per Belgrado: l’arresto dell’ex generale serbo-bosniaco Ratko Mladic viene definito nelle conclusioni come ”un passo positivo per la giustizia internazionale, così come per la prospettiva europea della Serbia”.