Poche ore di sonno, e poi via di nuovo in cammino per le strade del Regno a cercare ogni singolo voto: nel “day after” del secondo, combattuto match televisivo, Gordon Brown, David Cameron e Nick Clegg sanno bene che, al di là di sondaggi istantanei che danno la vittoria a uno o all’altro, e titoloni dei giornali di parte, l’incertezza regna sovrana su quello che sarà l’esito delle elezioni politiche del 6 maggio.
Il dato politico che è emerso dalla seconda diretta tv da Bristol è che Nick Clegg mantiene l’appeal creatosi con il primo dibattito e non evapora, Cameron migliora nello scontro apparendo meno ingessato e Brown, anche se i sondaggi lo vedono indietro, è tutt’altro che fuori dalla partita.
Il “sondaggio dei sondaggi” di Sky News, fatto analizzando i risultati di tutti gli “instant poll” della notte su chi abbia vinto, vede Clegg e Cameron appaiati al 33 per cento e il premier al 27. Che prova come il leader liberaldemocratico ora si sia radicato come protagonista della campagna elettorale, e non più come il vociante esponente dela forza-fanalino di coda, ma come un contendente alla pari degli altri. Il che è una pessima notizia per gli altri due, che speravano di spegnerlo come un fuoco di paglia: Cameron, che ha tutto da perdere per l’emergere dei Lib-dem, e Brown, che deve pensare freneticamente a come creare una possibile alleanza con Clegg, se dalle urne non uscirà un partito con la maggioranza assoluta ai Comuni. Giovedì 22 aprile, qualche assonanza tra i due si è vista sul tema Europa, dove hanno fatto fronte comune contro l’antieuropeismo di Cameron.
La giornata del dopo-dibattito (durante il quale ci sono state scintille su Europa, immigrazione, sanità e pensioni) è stata dominata dai dati sull’economia che dicono che la Gran Bretagna è cresciuta dello 0,2 epr cento tra gennaio e marzo. Dati su cui i partiti e i loro leader si sono ancora una volta divisi. Per Brown, la lentezza della ripresa, che “comunque è in corso” mostrano “quanto essa sia fragile” e vada ancora sostenuta evitando i tagli promessi dai Conservatori. Ma per i Tory quelle cifre mostrano che il Paese ha bisogno di “una nuova leadership” per riprendersi davvero, visti questi numeri “deludenti”.
Per i Lib-dem “la crescita è appena visibile… rischiamo di ripiombare nella recessione a due cifre”. Si tratta dell’ultimo dato economico pubblicato prima del voto, e il prossimo ed ultimo dibattito tv sarà proprio dedicato all’economia. Lì sarà la partita decisiva: la situazione economica e il lavoro sono le prime preoccupazioni dell’elettorato. Brown potrà vantare la sua esperienza nella gestione della crisi, Clegg potrà mostrare le falle nelle ricette altrui e Cameron dovrà dare il meglio assoluto, perché l’economia è il suo tallone d’Achille.
Ancora oggi, bagni di folla, applausi e strette di mano dei leader. La corsa, in questa incerta campagna, è ora definitivamente a tre, e quindi più complessa e imprevedibile. Tanto che dopo il 6 maggio, la Gran Bretagna potrebbe entrare in un’era politica dove il bipolarismo sarà un retaggio del passato.