In Gran Bretagna arriva il sequel del faccia a faccia tv dei candidati alle elezioni del 6 maggio prossimo. Stavolta al centro del dibattito c’è la politica estera che di fatto divide i tre leader: Gordon Brown (Labour), David Cameron (Conservatori) e Nick Clegg (Lib-dem).
Il primo tema caldo degli sfidanti è di certo l’Europa, anche se l’Ue è un argomento che fa storcere il naso a molti inglesi. Gli unici europeisti convinti sono gli uomini guidati da Clegg, anche se rimandano a data da destinarsi e ad eventuale referendum l’adesione all’euro. I Labour sono favorevoli a un’Europa unita e all’ingresso della Turchia, ma non ad un Unione federale. Il partito sostiene in linea di principio l’euro, ma per il momento non vuole l’adesione. I Tory di Cameron sono i più euroscettici: la loro ricetta è niente euro e porte sbarrate alla Turchia. Erano contrari a Lisbona, vogliono che ogni futuro trattato sia sottoposto al voto popolare.
Per quanto riguarda l’impegno militare all’estero l’Afghanistan è forse il terreno che di fondo li mette più d’accordo. Per i laburisti va bene l’impegno militare in Afghanistan, ma bisogna passare lentamente all’addestramento degli afghani, più che al combattimento, in vista dell’inizio del ritiro nel 2011. Sì all’ azione militare a Kabul anche dei conservatori che però criticano i Labour per le asserite insufficienze nell’armamento delle truppe. Promettono aumento di spesa in questo senso. I liberaldemocratici sostengono, anche se criticamente, la missione.
Ritornando alla guerra in Iraq i laburisti confermano l’ok, i conservatori furono favorevoli all’intervento, ma oggi ne criticano le motivazioni e la gestione del post-conflitto. I lib-dem, invece furono gli unici sempre contrari.
Pareri abbastanza convergenti su difesa e nucleare: per Labour e Conservatori serve l’ok all’ammodernamento del sistema Trident (testate atomiche su sommergibili). I lib-dem manterrebbero qualche forma di deterrente nucleare, ma chiedono tagli a arsenale in favore altri settori difesa.
Il partito condotto da Clegg si conferma vero outsider soprattutto sull’approccio agli Stati Uniti: dice basta alla “devozione imbarazzante” (parola del leader) verso l’America con cui la Gran Bretagna ha un rapporto “da schiava”. Labour e Tories ritengono invece fondamentali le relazioni bilaterali, ma mente gli uomini di Brown aprono all’Europa, i conservatori di Cameron si concentrano sull’asse con Washington.