ATENE – La Grecia ha votato contro l’austerity e contro l’euro: ha scelto di virare a destra, privilegiando i partiti anti-rigore europeo e gli estremismi (di sinistra e di destra). Il ministero dell’interno greco ha diffuso le prime proiezioni, che hanno un margine di 0,5% di errore. Secondo questa stima Nea Dimokratia ha preso il 19,2%, Syriza il 16,3 e il Pasok il 13,6. Secondo gli exit poll il partito di ispirazione neonazista Alba Dorata avrebbe ottenuto tra il 6 e il 8% dei voti. Se il dato sarà confermato, la formazione entrerà in Parlamento. ”State attenti, stiamo arrivando – dicono – Continueremo la nostra lotta dentro e fuori dal Parlamento”.
Il risultato è molto importante per la Grecia e anche per l’Europa. Se realmente vinceranno, o avranno un peso rilevante in una coalizione, i partiti anti-austerità, il piano di ‘salvataggio’ della Grecia potrebbe finire in pezzi. Con conseguenze imprevedibili per la moneta unica e per i paesi che ne fanno parte. Ma anche e soprattutto per i greci, a quel punto più soli davanti alla crisi.
Se gli exit poll verranno confermati, Nea Dimokratia e Pasok avrebbero grandi difficoltà a governare insieme in grande coalizione. Il successo di Syriza (sinistra radicale, anti-austerità) obbliga gli altri partiti ad avere una percentuale più alta, per avere maggioranza assoluta di seggi.
Fonti di Nea Dimokratia fanno sapere a Skai Tv che il leader Antonis Samaras, secondo gli exit poll leader del partito di maggioranza relativa, non intende andare a nuove elezioni, ma tenterà di formare un governo di coalizione. Durante la campagna elettorale, Samaras aveva escluso ogni accordo con il Pasok, dicendo di voler puntare alla maggioranza assoluta.
Il leader del partito socialista greco Evangelo Venizelos ha detto che il popolo greco, con il voto odierno, non ha affidato alcun mandato chiaro a nessun partito e che formare un governo di coalizione sara’ difficile. Il leader del Pasok ha quindi auspicato un governo di coalizione di tutti i partiti a favore del Memorandum.
Dalle 7 (ora locale, le 6 in Italia), quasi 10 milioni di greci si stanno recando alle urne per decidere essenzialmente se continuare con la linea dell’austerità chiesta dall’Europa, o trovare strade ‘alternative’. I dati usciti finora segnano una netta preferenza per i partiti anti-rigore europeo e per gli estremismi. Anche per questo il risultato greco rischia di scuotere i complessi equilibri dell’eurozona che tenta di uscire dalla crisi.
Una volta annunciati i risultati ufficiali, la costituzione greca prevede che il leader del partito di maggioranza relativa (che ottiene un ‘bonus’ di 50 seggi, che sono 300 in tutto) sia chiamato dal presidente della Repubblica a formare un governo. Per governare da solo un partito necessita una percentuale tra il 36,4% e il 42,7%, perchè questa cambia a seconda del numero dei partiti che superano lo sbarramento del 3% ed entrano al ‘Vouli’ (il parlamento ellenico).
Il leader del partito di maggioranza ha dunque tre giorni per formare un governo (ovviamente se ha la maggioranza assoluta questo tempo basta ed avanza, le cose cambiano se c’è bisogno di una coalizione); se non ci riesce, il quarto giorno la palla passa al leader della seconda forza per voti, e dopo altri tre giorni in assenza di soluzioni al partito terzo classificato. Infine, se non c’è nessun accordo dopo l’ultimo round di tre giorni, il presidente chiama tutti i leader di partito e chiede un governo di unità nazionale. Se questo non accade, si torna al voto, nel giro di un mese, con un governo ad interim creato solo per gestire il nuovo voto.