L’Europa prova a salvarsi con l’unione fiscale. Londra si chiama fuori

BRUXELLES – Il no di Gran Bretagna e Ungheria alla riforma dei Trattati fa nascere l’Europa a due velocità. Un’Europa in cui 23 Paesi, i 17 dell’Eurozona e sei volenterosi (Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania) saranno accomunati da un’unione fiscale, con vincoli più stretti per arrivare ad un pareggio di bilancio con uno sforamento massimo non più al 3 per cento del Pil, come adesso, ma allo 0,5 per cento.

Saranno concessi eventuali aggiustamenti del deficit in caso “di cicli economici sfavorevoli o eccezionali circostanze economiche”.  Sarà la Corte di Giustizia di Lussemburgo a vigilare il recepimento nelle norme nazionali. In caso di ‘deviazione’ dai parametri di bilancio dovrà scattare un ”meccanismo automatico di correzione”

Il veto del premier britannico David Cameron non ha permesso all’Unione europea di trovare un accordo su una riforma dei Trattati a 27, ma è stato approvato un pacchetto di misure per rafforzare la disciplina sui conti pubblici che sarà oggetto di un accordo intergovernativo a 23.

I 23 recepiranno la stretta di bilancio nelle rispettive costituzioni, faranno partire il fondo permanente salva-stati (Esm) a luglio 2012 con il coinvolgimento della Bce nella gestione operativa, rifinanzieranno per 200 miliardi di euro l’Fmi.

L’Esm potrà anche ricapitalizzare direttamente le banche, anche se la Germania non sembra disponibile. Sull’Esm, che secondo la bozza dovrebbe avere una capacità di 500 miliardi di euro, i leader concordano: “Il nostro obiettivo comune è che l’Esm entri in vigore a luglio 2012. L’Esm avrà la possibilità di ricapitalizzare direttamente gli istituti bancari e di avere in sè le caratteristiche necessarie di un istituto di credito”. Infine il fondo di salvataggio esistente, l’Efsf continuerebbe a operare fino a metà 2013.

I  23 puntano anche ad aumentare la disponibilità del Fondo monetario internazionale per 200 miliardi, mentre nel frattempo sarà la Banca Centrale Europea ad amministrare il fondo Salva Stati. La Bce gestirà il Fondo di salvataggio le cui decisioni, però, continueranno a essere prese dagli azionisti attuali, cioè i governi Eurozona, con una maggioranza dell’85 per cento e non più all’unanimità. Il fondo dovrà raggiungere i 500 miliardi.

 

 

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Maria Elena Perrero