Amministrative in Grecia: vincono i socialisti del premier Papandreou

Il premier greco Giorgio Papandreou

Il premier greco Giorgio Papandreou ha superato oggi un difficile test politico, conquistando al secondo turno delle elezioni amministrative la maggior parte delle regioni e strappando all’opposizione di centrodestra la capitale Atene. E ha invitato tutti, opposizione compresa, a collaborare per ”salvare e cambiare la Grecia”.

”Adesso abbiamo davanti a noi tre anni per fare quelle riforme che non abbiamo fatto negli ultimi trent’anni” ha detto il premier commentando i risultati e rivolgendo un appello a tutte le forze politiche ad assurmersi le proprie responsabilità ”di fronte a ciò che sta succedendo in Europa”.

Il partito socialista (Pasok) del premier si è aggiudicato, secondo i dati ufficiali relativi a una media di oltre il 60% delle schede contate, 8 regioni su 13, a cominciare dalla più importante, quella dell’Attica che insieme al municipio di Atene, anch’esso andato ai socialisti, concentra il 50% della popolazione nazionale.

Nella capitale, già roccaforte tradizionale del centrodestra, il candidato socialista, Giorgio Kaminis, un medico di 56 anni ha strappato la poltrona all’ex sindaco di Nuova Democrazia (ND) Nikita Kaklamanis.

Il successo di Papandreou è però inficiato dall’altissima astensione, intorno al 55%, che segnala una disaffezione dalla politica dopo un anno di governo contrassegnato da una pesante austerity e tagli a salari e pensioni.

ND esce sconfitta da queste elezioni, divenute un referendum sulla politica economica del governo, ma senza subire una vera disfatta e anzi proporzionalmente riducendo le distanze dal Pasok rispetto alle politiche del 2009.

ND si avvia infatti a vincere nella seconda regione del paese, la Macedonia centrale, che cumula il 20% dell’elettorato, e forse a Salonicco, seconda città, e conquista l’importante municipio del Pireo, prima in mano al Pasok.

I greci erano stati chiamati alle urne per eleggere 325 sindaci e 13 governatori delle mega-regioni create con la riforma che ha abolito le 57 province e ridotto di due terzi i comuni. Lo scorso 7 novembre, al primo turno, il Pasok aveva battuto di misura Nuova Democrazia (ND, centrodestra), con uno scarto di due punti percentuali contro i dieci con cui aveva vinto le politiche del 2009 e all’ombra di un astensionismo al 40%.

Papandreou, che si era aggiudicato gli unici due governatori eletti al primo turno, a Creta e nel Dodecanneso, aveva interpretato il risultato come un voto di fiducia al suo governo, tanto più significativa perchè giunta dopo un anno di austerità, e aveva ritirato la minaccia di elezioni legislative anticipate.

I greci hanno ora riconfermato il Pasok al posto di primo partito, dando però anche un chiaro voto di protesta attraverso l’astensione, il recupero di ND e la sensibile crescita del Partito comunista (Kke) che guida la rivolta contro i tagli. Una riconferma che avviene mentre la recessione si è approfondita a -4,5%, e alla vigilia dell’arrivo ad Atene di una missione Ue-Fmi che deve negoziare altre misure finanziarie per far fronte al nuovo buco che si dice pari a 4 miliardi di euro.

Papandreou ha assicurato che le risorse si troveranno senza nuovi tagli a salari e pensioni e senza licenziamenti tra gli statali e che non verranno aumentate le tasse dirette. Ma il Kke ha convocato una manifestazione domani e i sindacati hanno annunciato nuovi scioperi a fine mese e il 15 dicembre.

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Published by
Maria Elena Perrero