ROMa – Stuprata a 12 anni dai soldati russi: è il dramma di Hannelore Kohl, moglie dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl, morta suicida il 5 luglio del 2001, a 68 anni.
Figlia di un ingegnere, Wilhelm Renner, nazista convinto, vicino a personaggi antisemiti del regime, a capo di una delle aziende di armamenti più importanti della Germania, la Hasag di Lipsia, la moglie del cancelliere tedesco della riunificazione non aveva mai parlato del dramma subito.
A farlo adesso è un libro, “Vita e dolori di Hannelore Kohl”, scritto dal giornalista Heribert Schwan, e di cui Der Spiegel ha pubblicato alcuni estratti.
Dal libro emerge la figura di una donna di grande forza d’animo, sempre stata vicina al marito fino all’ultimo, sostenendolo nella sua battaglia politica anche a dispetto della difficile vita a cui venne costretta per molti anni.
Nel maggio 1945, mentre insieme alla madre tentava di raggiungere la parte occidentale della Germania dalla cittadina orientale di Doebeln, la dodicenne Hannelore venne presa e stuprata dai soldati russi, che la gettarono poi da una finestra “come un sacco di cemento”.
Durante lo stupro l’allora ragazzina subì lo schiacciamento di una vertebra contro una pietra sulla quale era stata distesa, con conseguenze dolorose che si portò dietro per tutta la vita. Molti decenni dopo quell’esperienza bastava l’odore del sudore umano, dell’alcol, dell’aglio e della lingua russa a farle tornare in mente quell’orribile episodio.
Nella biografia si rivela anche che il padre di Hannelore, Wilhelm Renner, fosse stato iscritto al partito nazista ed avesse diretto a Lipsia la Hasag, una fabbrica di armamenti in cui erano stati costretti a lavorare migliaia di internati ed ebrei dei campi di concentramento.
Uno degli episodi più drammatici riferiti nel libro riguarda la decisione di Kohl di ricandidarsi di nuovo alle politiche del 1998 dopo 16 anni di cancellierato. Schwan rivela che Hannelore lo apprese solo dalla tv ma restò al fianco del marito, nonostante le avesse promesso di lasciare la politica.
Affetta da anni da una malattia incurabile che la costringeva a rimanere completamente al buio, Hannelore Kohl prima di suicidarsi con un’elevata dose di sonniferi aveva inviato 20 lettere di addio ai suoi familiari ed alle amiche.
In quella al marito, pubblicata integralmente nel libro, Hannelore Kohl descriveva la sofferenza di abbandonarlo dopo 41 anni di vita comune, ma spiegava di voler “risparmiare a me ed a te una lunga infermita’”. “Ti ringrazio per una vita al tuo fianco ricca di avvenimenti, amore e felicità. Ti amo ed ammiro la tua forza. Hai ancora molto da fare. Il tuo serpentello”, come Kohl chiamava la sua Hannelore..
(AGI) – Berlino, 12 giu. –