Con Gauck e Merkel due “ossi” della Ddr al potere. Chi è il presidente

Il nuovo presidente della Germania Joachim Gauck, con la compagna Daniela Schadt

BERLINO – Per la prima volta dalla riunificazione, le due poltrone istituzionali più importanti in Germania, sono appannaggio di due “ossi”, il termine vagamente insolente con cui viene chiamato chi ha abitato, si è formato, ha vissuto nella Ddr comunista. A fare compagnia al cancelliere Angela Merkel, figlia di un pastore luterano, c’è, appena nominato presidente della Repubblica, l’ex pastore luterano Joachim Gauck. Grazie alla capitolazione dell’ex presidente Wulff, scivolato sulla fatale, per la sua carriera politica, buccia di banana di un poco germanico favore di un amico imprenditore. Farsi prestare un po’ di quattrini a un tasso di interesse inferiore a quello di una banca, in Germania lo chiamano scandalo, gridano alla corruzione, chiedono l’allontanamento.

E così è stato, Wulff cacciato con la pernacchia di irriverenti vuvuzelas come contrappunto agli onori militarli per il suo congedo. Con Gauck che si riprende il posto che Angela gli aveva dapprima negato: l’abilità oratoria non basta, era il suo pensiero, meglio Wulff che ha esperienza politica e istituzionale. Nel 2010 bloccò la strada a Gauck, nel 2012 è stata costretta a tornare sui suoi passi e scegliere una figura che minaccia di farle ombra, un uomo “in contratto con il suo popolo”, come lo descrive il New York Times, una figura politica ingombrante e molto amata. Sa come infiammare la platea, conosce l’arte della persuasione, i termini con cui più spesso viene identificato sono “integrità” e “autorità morale”. E nessuno è disposto a fargli torto, tra i cristiani della Cdu, il suo partito, nessuno osa rinfacciargli di convivere da 20 anni con Daniela Schadt, una donna diversa dalla madre dei suoi 4 figli.  Che non sia divorziato legalmente è un affare privato.

D’altra parte, a questo uomo di chiesa che più di ogni altro ha contribuito per una transizione morbida, incruenta, dal comunismo alla democrazia, credono tutti, anche chi si professa laico convinto. Qualche riserva la nutrono ancora i rappresentanti del Linke, la sinistra più radicale, unica componente politica che al Bundestag non ha ratificato l’indicazione della Merkel. C’è chi lo ricorda ancora a Evershagen, nella Repubblica Democratica tedesca, predicare senza una vera chiesa, agli abitanti dei casermoni dove al posto dei marciapiedi c’erano solo assi di legno gettate nel fango. Il giovane pastore bussava ad ogni porta, presentandosi con un sorriso e un calore disarmanti.

Non era facile, all’epoca, parlare di religione e soprattutto di democrazia, di diritti. Questo gli costò la separazione da tre dei suoi quattro figli, riparati ad ovest per sfuggire persecuzioni e minacce. D’altronde, nonostante nella Repubblica federale fosse pressoché uno sconosciuto, subito dopo l’unificazione si fece notare per l’impegno ad aprire i file della Stasi, la polizia segreta. “Le vite degli altri” dovevano essere rese pubbliche, bisognava consentire ai cittadini controllati, spiati per anni di conoscere la verità sulle macchinazioni alle loro spalle, sui responsabili.

E’ così che è stata fatta piena luce sugli archivi segreti in Meclenburgo-Pomerania, dando avvio all’operazione trasparenza, come requisito minimo per intraprendere l’avventura democratica della Germania che tornava una. Ora Herr Gauck dovrà mettere il suo ispirato talento oratorio al servizio della nazione, che si aspetta un risultato migliore di quello ottenuto dai suoi predecessori, il “legger” Wulff, e il gaffuer per eccellenza, quell’Horst Kholer licenziato in tronco prima di Wulff per essersi permesso di rivendicare un peso militare tedesco più grande nel mondo. Ecco, un concetto del genere, a Gauck non verrebbe nemmeno in mente.

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Warsamé Dini Casali