PALERMO – Fa causa allo Stato, presentando
la domanda di ''riparazione per l'ingiusta detenzione patita'',
23 mesi fra carcere e arresti domiciliari, ma senza quantificare
il danno che ritiene di avere subito. Con questa richiesta l'ex
ministro Calogero Mannino attualmente deputato alla Camera,
fondatore del movimento di Iniziativa Popolare, si e' rivolto
alla quinta sezione della Corte d'appello di Palermo. L'udienza
e' stata fissata per il mese prossimo.
Mannino, accusato di concorso esterno in associazione
mafiosa, e' stato tenuto in stato di custodia cautelare, tra
carcere e domiciliari, dal 13 febbraio 1995 fino al 3 gennaio
1997. La lunga odissea durata 17 anni si concluse il 14 gennaio
2010 con la sua assoluzione. La quarta sezione penale della
Corte di cassazione giudico' inammissibile il ricorso della
procura generale di Palermo contro la sentenza d'appello che il
22 ottobre 2008 lo aveva assolto. ''L'errore giudiziario da lui
subito – dice il suo legale Salvo Riela al Giornale di Sicilia –
e' stato molto grave dal punto di vista sia umano che
processuale''.
L'indagine su Mannino comincio' nel '93, poco dopo l'arrivo di
Giancarlo Caselli alla procura di Palermo. Il 24 febbraio '94
gli fu notificato un avviso di garanzia. Poi l'arresto nel
febbraio '95. Mannino rimase nel carcere di Rebibbia fino al 15
novembre, quando venne scarcerato perche' malato e dimagrito –
aveva perso 33 chili – e posto ai domiciliari fino al 3 gennaio
'97. Il processo di primo grado duro' sei anni – 300 le udienze,
25 i pentiti e 400 i testimoni citati (dei quali 250
dall'accusa) e il 5 luglio 2001 porto' all'assoluzione di
Mannino. In appello, nel maggio 2004, fu condannato a 5 anni e 4
mesi. Nel 2005 la Cassazione dispose un nuovo processo che
porto' alla sua assoluzione.
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