Gli auguri di Silvio Berlusconi al presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko del 2009 e “al suo popolo che la ama, come dimostrano i risultati elettorali che sono di fronte agli occhi di tutti e che tutti noi apprezziamo” furono oggetto di non poche polemiche da parte di esponenti politici come Pier Ferdinando Casini e Piero Fassino. Quella fu un apertura dell’Occidente, non condivisa dagli altri leader Ue all’ultimo dittatore d’Europa, come definito dal Dipartimento di Stato americano, guidata da interessi commerciali ed economici di grande rilevanza.
L’apertura del premier lo scorso novembre 2009 voleva porre le basi per la creazione di rapporti economici e l’instaurarsi di un equilibrio politico ed economico con la vicina Russia di Vladimir Putin, i cui legami con la Bielorussia di Lukashenko si sono incrinati. Netta è però la chiusura dell’Europa, dove è stato ripristinato il divieto di visto per il dittatore bielorusso che ha negato la libertà di stampa e demolisce gli oppositori al regime. Infatti il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt ha proposto di reintrodurre il bando ai viaggi nell’Ue per Lukashenko, mozione appoggiata da Berlino, mentre Bruxelles prepara una ‘lista nera’ di funzionari bielorussi da bandire che ha già raggiunto i 100 nomi.
Altro pericolo che ora si configura per la Bierlorussia è il ritiro degli aiuti economici, che ammontano a 3 miliardi di euro, promessi a Minsk dalla comunità europea prima del voto. Il leader dell’opposizione, Aljiaksandar Milinkevich, ex ricercatore di fisica che nel 2006 ha sfidayo Lukashenko alle elezioni ha sottolineato come le nuove sanzioni, espresse solo contro il presidente bielorusso, siano un “giudizio morale sulla feroce repressione del dissenso da paere del potere”, e in quanto tali trovano il suo consenso.
Le sanzioni economiche invece lo preoccupano, poiché finiranno per pesare sulla salute del popolo e costituirebbero un “nuovo isolamento della Bielorussia che sarebbe comunque un grande male per il Paese”. Milinkevich, nell’intervista a La Stampa, ha poi sottolineato che il ruolo dell’Europa deve essere quello di “sostenere opposizione e società civile” e il fatto che sia “importante che l’Europa apra”, altrimenti la gente crederebbe al regime che afferma che i bielorussi sono visti dall’Ue come nemici, rafforzando la forza di un regime in cui “la maggioranza delle persone che non si occupano attivamente di politica o del sociale, non si accorgono di vivere in un regime autoritario”.