Tra 60 anni ci chiederemo come è stato possibile oggi praticare la politica dei respingimenti forzati, il rimpatrio di famiglie senza documenti regolari o in attesa di essi, stroncare la carriera scolastica dei bambini per allontanarli dall’Occidente che aveva cominciato a dare loro la speranza di un futuro migliore?
Nel film di Romain Goupil, “Les mains en l’air”, Mani in alto, Milana, una cecena ricorda nel 2067 quello che è capitato a lei, nel 2009 a Parigi quando aveva appena 10 anni. Il film, di grande impatto emotivo, imbarazza l’Eliseo: protagonista, nei panni di una madre coraggio, generosa e chioccia, è Valeria Bruni Tedeschi, la sorella della premiere dame Carla Sarkozy. ”Ha amato questa sceneggiatura e questo film, conosco Valeria da anni ed è un’attrice bravissima, vagamente folle e certamente impegnata. Così – racconta all’Ansa Goupil, già assistente di Polanski e Godard, un passato da membro troskysta della Lega Comunista – mi ha detto: ‘Adoro questo film ma non posso davvero assicurarti la promozione di quest’opera”. Del resto la capisco, quello che ha da dire sulla politica del cognato lo dice nel film e senza equivoci. E siccome la prima domanda che le farebbero è: ‘tua sorella Carla’ ha visto il film e cosa ne pensa’, capisco che non può partecipare alla promozione anche se ha ipotizzato la sua presenza alla prima italiana quando il film uscirà”.
La frase iniziale del film, con Milana ormai segnata dalle rughe, dice già tutto: ”Non voglio ricordare il nome del presidente della Francia nel 2009 quando accaddero i fatti”. Provocatorio non trova? ”Lo ammetto. Sono un po’ cattivello. Quando con Valeria abbiamo cominciato a parlare del film non era ancora pubblica la storia tra la sorella e il presidente, al punto che lei mi fece giurare il segreto assoluto. Inizialmente quella frase non c’era nella sceneggiatura, l’ho aggiunta dopo provocatoriamente”.
La storia di “Les Mains en l’air” (in Italia uscirà da Teodora Film), ”è una sintesi di tante cose che accadono agli immigrati irregolari”. E’ ambientata a Parigi nel 2009: Milana, di origine cecena, ha 11 anni, le piace il compagno di classe Blaise e con lui e altri bambini, francesi ma anche maghrebini e africani, fa parte di una piccola banda. Un giorno assistono alla “deportazione”vera e propria di uno di loro, Youssef, illegale come i suoi genitori. E dopo qualche tempo, una mamma sans papier si suicida per paura di essere presa dalla polizia. I bambini ne sono scioccati e Milana sembra essere la prossima nella lista delle autorità. Così la scuola si dà da fare per i bambini in pericolo e la mamma di Blaise e della piccola Alice, accoglie Milana e la protegge e con lei finisce per prendersi cura di tutti gli altri: li porta in vacanza, li fa entrare a scuola di nascosto dalla polizia, ci gioca.
Ma l’atmosfera si fa cupa: i bambini da soli preparano una fuga e una mattina spariscono. I genitori si disperano, la polizia fa pressione sui compagni di classe, i notiziari della sera parlano di questo mistero. Milana, Blaise e gli altri sono in una cantina a sperare che il brutto passi. Poi un giorno si arrendono, mani in alto, come dei piccoli criminali. ”Nel 2007 quando Sarkozy ha cercato di sedurre quello che è il peggio del paese, ossia l’estrema destra, ha decretato – spiega Goupil – questa politica del rimpatrio forzato, anche per famiglie e per bambini, che ha provocato in me un disgusto totale, un sentimento di rivolta. Ho fatto questo film non per denunciare ma per rinascere, far vedere l’assurdo in cui viviamo. In Italia accade lo stesso: si fa leva sulle paure della popolazione, si cerca di compiacere la popolazione con pratiche incivili quando dovremmo essere fieri di accogliere queste persone. Nell’agosto 2010 con il rimpatrio forzato dei rom abbiamo raggiunto l’apice di questa politica allucinante”.
Goupil sottolinea: “E’ un film di denuncia, militante, impegnato ma sotto pelle. In me prevaleva di più l’idea di sbeffeggiare Sarkozy”. Un film, prosegue il regista che aveva avuto la Camera d’or a Cannes e una nomination all’Oscar per il suo debutto, Morire a 30 anni sul maggio ’68, ”girato ad altezza bambini con l’ambizione di emozionare”.