PARIGI – In piena tormenta familiare, Marine Le Pen si trova ad affrontare anche lo sbarco della magistratura in casa del Front National. Riguarda ormai anche lei, oltre ai suoi più stretti collaboratori, l’inchiesta per finanziamento illecito e truffa per i soldi della campagna elettorale 2012. Ma lei contrattacca: “Il carattere inverosimile dell’offensiva giudiziaria – ha twittato in serata la presidente Fn – dimostra che si tratta di un attacco politico”.
L’inchiesta si aggiunge a quella di Strasburgo per gli assistenti degli eurodeputati del partito accusati di prendere lo stipendio dal parlamento europeo ma di lavorare in realtà esclusivamente per il Front National.
Apparsa stanca e provata giovedì sera in diretta tv, quando ha annunciato di aver “avviato una procedura disciplinare” nei confronti del padre, invitandolo a “mostrare saggezza ritirandosi” dalla politica attiva, Marine Le Pen ha avuto venerdì un risveglio ancora più difficile.
Da giorni il cerchio delle indagini si stringe attorno a Frederic Chatillon e alla sua società Riwal, la ditta alla quale si rivolgeva il Fn per i servizi relativi all’organizzazione della campagna per le presidenziali di Marine.
Venerdì mattina però Le Monde ha anticipato il succo di quanto avrebbe rivelato nella sua edizione del pomeriggio: nelle carte dei giudici che indagano sulla Riwal si spiega che alla presidente del partito può essere rimproverato di aver stipendiato “in modo fittizio, con contratti a durata determinata, durante la sua campagna, due suoi consiglieri: David Rachline, consigliere per la comunicazione, e Nicolas Bay, portavoce”.
Secondo i magistrati, questi stipendi “versati dalla Riwal soltanto durante le campagne per le presidenziali e le legislative 2012, appaiono come una dissimulazione di donazioni ai candidati”.
Bay, diventato poi segretario del partito, sarebbe stato stipendiato come “redattore” per un totale di circa 7.000 euro, Rachline, come “responsabile di progetto”, ha percepito oltre 4.500 euro.
Marine Le Pen è coinvolta anche per finanziamento illecito sempre da parte della Riwal del suo amico Chatillon, che nel 2012 e nel 2013 avrebbe elargito al Front e all’associazione ad esso vicina, “Jeanne”, beni, servizi e benefit vari a prezzi inferiori al mercato: locali messi a disposizione del partito, concessione di prestiti a interesse zero, pagamento di fatture per lavori vari.
Infiniti i rivoli dell’inchiesta, dai 412.000 euro finiti nelle casse del Front grazie a fatture di tipografia gonfiate (manifestini che nessuno ha mai visto) o a 525 “kit di campagna elettorale” forniti ai candidati Fn alle politiche di giugno 2012. Kit praticamente “obbligatori”, nel senso che nessun candidato li aveva mai chiesti, e di valore forfettario fino a 16.000 euro l’uno.
E a questi pensieri si aggiungono quelli familiari. “Non riesco a capire perché la signora Le Pen agisca così – ha detto stamattina parlando della figlia come di un’estranea – sta provocando l’esplosione del partito. Poteva vincere, e invece si crea da sola delle difficoltà con il fondatore del partito. Che, fra l’altro, è anche suo padre”.