SARAJEVO, 2 GIU – ''Io do' la colpa anche agli esecutori che hanno sparato ai ragazzi, alla schiena. Ma e' stato Ratko Mladic a uccidere i miei figli, e' lui che ha ordinato le esecuzioni''. Con questi sentimenti Nura Alispahic, che a Srebrenica ha perso il marito e due figli, ha accolto la notizia dell'arresto e trasferimento al Tribunale dell'Aja (Tpi) dell'ex comandante militare dei serbi di Bosnia accusato di genocidio e crimini contro l'umanita'. Nura, come riferisce oggi il quotidiano di Sarajevo Oslobodjenie, ha pianto per l'emozione quando ha saputo dell' arresto, bloccata davanti alla televisione, cosi' come era rimasta immobile davanti allo schermo sei anni fa, quando ha visto l'uccisione del figlio sedicenne Azmir in un video realizzato dai carnefici stessi e trasmesso nelle aule del Tpi durante il processo all'ex presidente serbo Slobodan Milosevic. Azmir era uno dei sei ragazzi fucilati presso Trnovo dai famigerati Scorpioni, le unita' speciali della polizia e dei servizi segreti di Belgrado, che dopo la caduta di Srebrenica uccisero centinaia di persone. ''Vedo i carnefici inseguire i ragazzi – ha raccontato Nura – e all'improvviso il mio Azmir…gli vedo la faccia, lo vedo cadere… gli hanno sparato alla schiena. Nessuno puo' capire come mi sono sentita in quel momento''. Nel filmato Azmir indossa i pantaloni e le scarpe da tennis del fratello, che aveva portato con se' quando era partito da Srebrenica, l'11 luglio 1995, cercando di raggiungere gli uomini che attraverso i boschi cercavano di scappare verso Tuzla, mentre nella cittadina ''zona protetta dell'Onu'' stava entrando la soldataglia di Mladic, che in pochi giorni avrebbe passato per le armi oltre 8.000 musulmani, per lo piu' uomini e ragazzi, e deportato migliaia di donne, anziani e bambini piccoli. Qualche mese dopo il massacro, un ragazzo arrivo' a Tuzla e racconto' a Nura come Azmir e altri 12 suoi amici fossero stati fatti prigionieri dai militari e poliziotti serbi e portati via con un camion. Dopo la scoperta del filmato della fucilazione di sei adolescenti inermi, gli esperti forensi hanno ritrovato in una fossa comune nel bosco i loro resti, che poi sono stati inumati nel cimitero del memoriale di Potocari, alla periferia di Srebrenica. Nel 1995 Nura ha perso anche il secondo figlio, Admir. Questi, gravemente ferito in un bombardamento su Srebrenica, prima che la cittadina ''zona protetta'' dell'Onu cadesse, fu trasferito nell'ospedale di Tuzla. Guari', ma perse la vita nel centro di Tuzla nell'esplosione di una granata che il 25 maggio 1995 piombo' su una folla di giovani che sedevano in un caffe' all'aperto, provocando una strage: oltre 70 morti e 200 feriti. Admir aveva 24 anni. ''La Serbia ha protetto Mladic per 16 anni e ha deciso di consegnarlo ora che e' vecchio'', dice Nura. ''Ma anche questo e' meglio che saperlo in liberta'''.