(ANSA ) – LONDRA – E’ morto il titano laburista che osò sfidare tutto e tutti, il suo titolo nobiliare, la regina, e gli Stati Uniti, in 50 anni di carriera da deputato che non ha paragoni. Tony Benn, icona della sinistra britannica, è scomparso oggi all’età di 88 anni, dopo una grave malattia.
Con lui si chiude per sempre il tempo del vecchio Labour “duro e puro”, impegnato a contrastare i poteri forti, proclamare il suo pacifismo e parlare per la working class. Per tutto il giorno sono andati avanti i tributi all’arcigno Tony, a partire da quelli che stavano dall’altra parte della ‘barricata’, i conservatori.
“Tony Benn è stato uno scrittore straordinario, un oratore e un attivista. Non c’era mai un momento giù di tono ad ascoltarlo, anche se non si era d’accordo con lui”, ha detto il premier britannico David Cameron. Da parte sua, il leader laburista, Ed Miliband, molto più legato alla tradizione del partito più spostata a sinistra rispetto al New Labour di Tony Blair, ha detto che Benn “è stato una figura simbolo della nostra epoca”, aggiungendo che “sarà ricordato come campione dei deboli, un grande parlamentare e un politico convinto”.
Allo stesso tempo, l‘ex premier Blair ha definito il veterano della sinistra come “un radicale genuino in tutta la sua vita. Era un attivista senza paura e una figura leggendaria per il movimento laburista”. Benn nella sua carriera ha combattuto mille battaglie, è stato protagonista per oltre mezzo secolo della vita politica britannica.
Nato nel 1925 da una famiglia aristocratica, entrò giovanissimo nel partito laburista e nel 1950 a soli 25 anni era già parlamentare. Ma nel 1960, alla morte del padre, dovette combattere una lunga battaglia legale per liberarsi del titolo di visconte di Stansgate e del seggio alla Camera dei Lord per poter mantenere quello alla Camera dei Comuni, dove è rimasto ininterrottamente fino al 2001, quando decise di andare in pensione.
Prima aveva ricoperto importanti incarichi ministeriali negli anni Settanta. Di modi estremamente gentili e garbati, è stato un oratore raffinato e mai aggressivo che non mollava però facilmente la presa. Socialista non pentito, rispettato anche dai suoi avversari, è stato un critico severo del New Labour di Blair e della monarchia. Nel 1996 presentò alla Camera dei Comuni un progetto di riforma repubblicana, ma prima di consegnarlo mandò un biglietto alla Regina Elisabetta, assicurandole che non c’era nulla di personale nella sua iniziativa.
Fra le sue ultime sfide quella lanciata agli Stati Uniti di George W. Bush. Nel febbraio 2003, poco prima dello scoppio della Seconda guerra del Golfo, osò intervistare a Baghdad il dittatore Saddam Hussein, suscitando molte polemiche. E tuonò che l’America voleva cambiare il regime iracheno solo per il petrolio della regione.