Olanda, incitazione all’odio: il processo a Wilders dovrà essere ripetuto

Gert Wilders

Il processo a Geert Wilders, il leader xenofobo del partito Pvv accusato di incitazione all’odio verso i musulmani, dovrà ricominciare da capo. Questa la conseguenza della decisione presa da un tribunale speciale che ha accolto la richiesta, avanzata dal legale di Wilders, di ricusare i giudici perché hanno dimostrato di avere pregiudizi che possono influenzare l’esito del caso.

L’avvocato di Wilders, Bram Moszkowicz, ha in particolare accusato uno dei giudici, Tom Schalken, di aver tentato di influenzare un testimone della difesa, l’arabista Hans Jansen, nel corso di un incontro avuto con lui il primo ottobre scorso, tre giorni prima dell’inizio del processo.

Secondo il codice penale olandese, il tentativo di influenzare un testimone è punibile con una pena che può arrivare fino a quattro anni di reclusione. L’avvocato di Wilders ha presentato la richiesta di ricusazione dopo che Schalken si è rifiutato di accogliere la richiesta di far testimoniare Jansen.

Il tribunale speciale che ha esaminato la domanda di ricusazione ha inoltre rilevato che un tentativo di influenzare l’esito del dibattimento è emerso anche in un’altra occasione, quando il presidente della Corte giudicante disse che Wilders rifiutava di affrontare il processo appellandosi al diritto di restare in silenzio.

La svolta nel processo a Wilders, giunta durante l’ultima udienza (la sentenza era attesa per il 5 novembre), viene considerata come un nuovo successo per l’esponente xenofobo del partito che, con il suo appoggio esterno alla minoranza di governo, è diventato l’ago della bilancia degli equilibri politici dell’Olanda.

L’esito del ricorso, ha commentato Wilders, ”mi dà la possibilità di un nuovo processo. Sono fiducioso in una mia assoluzione perché non ho infranto nessuna legge, ma ho detto solo la verità”. Wilders è finito sotto accusa per aver equiparato l’Islam al nazismo e il Corano al Mein Kampf.

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Maria Elena Perrero