LISBONA, 3 GIU – E' un paese gia' in ginocchio, quasi a sovranita' limitata, il Portogallo che oggi ha chiuso la campagna per le politiche anticipate e si avvia al voto di domenica per decidere chi lo governera' nei prossimi anni, sotto il controllo di Ue e Fmi, imposto in cambio del piano di salvataggio da 78 miliardi.
Nell'esercito dei 'nuovi poveri' di Lisbona o Oporto, vittime del crollo delle illusione del 'boom portoghese' dei primi anni del decennio, la speranza e' poca, l'illusione che uno dei due candiati – il premier socialista uscente Jose' Socrates o il favorito, il conservatore Pedro Passos Coelho – possa cambiare qualcosa e' al lumicino.
I tre giri di vite imposti nell'ultimo anno da Socrates hanno tagliato sussidi disoccupazione, spesa medica, aiuti sociali, pensioni e stipendi pubblici, bloccando la crescita, gonfiando al 12% la disoccupazione.
Sul Rossio, cuore della capitale, i giovani "indignados" accampati da 10 giorni convivono con i senza tetto che sempre piu' numerosi dormono nelle stradine che scendono verso il Tago. I giovani portoghesi avevano espresso due mesi prima dei coetanei spagnoli la loro rivolta contro la mancanza di prospettive di vita decenti, la corruzione della politica, lo strapotere delle banche, scendendo in piazza a decine di migliaia in marzo.
Il 41% dei giovani diplomati e' senza lavoro, il 25% vive sotto la 'soglia di poverta'. La cura da cavallo imposta al paese da Ue e Fmi, che iniziera' a farsi sentire dopo le elezioni, sara' una ulteriore bastonata. Il Portogallo e' gia' il paese piu' povero d'Europa occidentale, con un Pil pro capite di 15.500 euro (dietro Grecia, 22mila euro, e Irlanda, 41.000, gli altri paesi 'salvati').
Il 22% della popolazione vive con meno di 500 euro al mese, un milione di anziani con una pensione da 280 euro, un portoghese su 5 vive in poverta'. Il divario fra piu' ricchi e piu' poveri continua a salire: nel 2005, quando Socrates e' arrivato al potere, era di 1 a 27. ora di 1 a 34.
Il salvataggio Ue-Fmi avra' ''un costo sociale molto alto, colpira' tutti, a cominciare dai piu' deboli'' avverte Isabel Jonet, presidente della Banca Alimentare (Ba), che nutre ogni giorno 350mila persone. Alle mense di Ba e di Caritas ora ci sono anche professori e liberi professionisti.
''La classe media va alla mensa dei poveri'' ha scritto il quotidiano Publico: ''Gente che aveva lavoro, ferie, tv via cavo, internet, carte di credito''. ''Mangiano girati verso la parete, si vergognano, e se chiedi loro un nome, scappano'' spiega il presidente dell'Unione Misericordias, Manuel Lemos: ''Chiedono aiuto professori, avvocati, ingegneri, nessuno pensava potessero un giorno averne bisogno''.
''Un fenomeno tremendo – dice Junot – la poverta' che si vergogna''. Molti giovani hanno ripreso in mano la 'valigia di cartone' dei loro padri emigrati, cantata da Amalia Rodrigues (la regina del fado), e ripartono in cerca di lavoro all'estero. Quasi 100mila lasciano il paese ogni anno, per il Regno Unito, la Germania o anche l'Angola. ''L'emigrazione e' tornata ai livelli degli anni 1960'' spiega il sociologo Antonio Barreto. ''I portoghesi sono espulsi dal loro paese'' dice l'economista Cristina Blanco.
Fra i grandi delusi c'e' Otelo de Carvalo, 75 anni, eroe della rivoluzione dei garofani del 1974. ''Dopo 48 anni di dittatura fascista, meritavamo altro che vedere 2 milioni di portoghesi che ancora vivono in poverta''' ha tuonato. ''Se avessi saputo che sarebbe finita così, non avrei fatto la rivoluzione: mi sarei dimesso dall'esercito e forse avrei fatto come i nostri giovani, sarei partito per l'estero''.