LISBONA, 3 GIU – Il Psd del leader dell'opposizione di centrodestra Pedro Passos Coelho rimane oggi, giornata di chiusura della campagna elettorale, in posizione di favorito, in vista delle politiche anticipate di domenica.
Gli ultimi sondaggi pubblicati oggi danno un vantaggio di 5,4 punti al Psd sul Ps del premier uscente Jose' Socrates. La rilevazione intercampus per il quotidiano Publico, che conferma sostanzialmente la tendenza emersa da altri sondaggi degli ultimi giorni, assegna al Psd il 36,5% delle intenzioni di voto, davanti al Ps con il 31,1%. Il secondo partito del centrodestra, il Cds di Paulo Portas, probabile alleato di Passos Coelho in un governo moderato, arriva terzo con l'11,6%. Insieme Psd e Cds, con il 48,15 dei voti, otterrebbero secondo Publico la maggioranza assoluta nel parlamento monocamerale di Lisbona.
Le due formazioni della sinistra, Cdu (comunisti-verdi) e Bloco de Esquerda (post-trotzkysta) ottengono rispettivamente il 7,4% e il 6%. Le previsioni dei sondaggi sono da leggere con prudenza a causa della forte percentuale di votanti ancora indecisi, circa uno su cinque, e dell'alto tasso di astensione previsto, circa il 40%. I leader dei due principali partiti hanno fatto campagna negli ultimi giorni nel nord del paese, dove si prevede che una ventina di seggi potrebbero spostarsi da Ps a Psd, prima di chiudere la campagna, come e' tradizione, oggi a Lisbona.
Le elezioni di domenica sono state convocate dal presidente Anibal Cavaco Silva, dopo le dimissioni in aprile di Socrates, messo in minoranza in parlamento sul quarto giro di vite antideficit imposto al paese in un anno. Nelle settimane successive il paese, sotto pressione dei mercati, e' stato costretto a negoziare un piano di salvataggio finanziario da 78 miliardi con Ue e Fmi, in cambio di nuove dure misure di austerita', che saranno applicate sotto stretto controllo internazionale, limitando di fatto la sovranita' del prossimo governo. I tre principali partiti del paese, Ps, Psd e Cds si sono impegnati ad applicare le misure imposte da Ue e Fmi. Le due formazioni della sinistra le hanno respinte.