Repubblica Ceca verso il voto nell’incertezza

Jan Fischer

Il 28 maggio la Repubblica Ceca andrà alle urne nel segno dell’incertezza. Nei prossimi due giorni di elezioni legislative i boemi dovranno scegliere chi succederà al governo tecnico di Jan Fischer, subentrato al premier conservatore dimissionario, Mirek Topolanek.

I sondaggi danno per vincente il partito socialdemocratico (Cssd) dell’ex premier Jiri Paroubek, che però, in mancanza dei numeri per formare una coalizione, potrebbe anche sfociare in un nuovo governo conservatore.

I cechi vorrebbero solo stabilità e meno litigi politici, visto che già il precedente governo era nato traballante perché senza una solida maggioranza, e preferirebbero che Fischer continuasse a governare.

L’attuale leader, esperto di statistica, ha sempre detto di non voler restare in politica, e lasciata Praga andrà a lavorare a Londra alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).

In questa parentesi governativa Fischer si è guadagnato la stima della gente proprio per la sua serietà ed estraneità al mondo della politica.

Sono circa 8,4 milioni di cechi sono chiamati alle urne per il rinnovo dei 200 seggi del Parlamento. I sondaggi danno i socialdemocratici in testa, seguiti dal partito conservatore dei Civici Democratici (Ods), ma indicano di recente anche un trend in calo per i due maggiori partiti, e di rafforzamento di quelli minori: segno anche questo di stanchezza degli elettori verso i partiti tradizionali e del tasso di aggressività con cui si fronteggiano in campagna elettorale.

Gli analisti rimandano anche a un divario generazionale: i più anziani votano a sinistra, i giovani a destra.

L’ultimo sondaggio Factum Invenio dava il Cssd di Paroubek al 26,3 per cento, e l’Ods di Petr Necas, il nuovo leader succeduto ad aprile a Topolanek, al 22,9 per cento.

Al terzo posto ci sono i comunisti (Kscm) al 13,1 per cento. Seguono nuovi partiti di centrodestra: Cose pubbliche (Vv) del popolare giornalista tv Radek John, al 12,6 per cento, e Top 09 dell’ex ministro degli esteri Karel Schwarzenberg, al 10,9 per cento.

I popolari (Kdu-Csl), al governo con Topolanek, rischiano di restare sotto la soglia del 5 per cento e i Verdi, appoggiati dall’ex presidente Vaclav Havel, dopo il successo nel 2006, probabilmente rimarranno sotto.

Spera di farcela anche il partito dei Diritti dei cittadini (Spo) da poco fondato dall’ex premier socialdemocratico, Milos Zeman.

In generale i socialdemocratici promettono garanzie sociali e la revoca di tutte le riforme del governo Topolanek, mentre l’Ods punta su un programma di austerità e risanamento dei conti.

Anche se, sulla carta, hanno la vittoria in tasca, di fatto i socialdemocratici rischiano di restare a piedi: per governare da soli non hanno i numeri, e per alleanze ci sarebbe solo il Kscm.

Ma un governo con i comunisti non riformati a soli 20 anni dal crollo del regime non andrebbe giù ai cechi e il presidente Vaclav Klaus ha già detto che non lo accetterebbe.

Non resterebbe dunque che un governo Cssd con appoggio esterno dei comunisti, ma nascerebbe sotto la stella dell’instabilità e della diffidenza. Non è escluso quindi che dopo il voto si vada a una nuova una coalizione di centrodestra, guidata dall’Ods e con Necas premier.

Una grande coalizione fra Cssd e Ods viene categoricamente esclusa, almeno finora, da entrambi i partiti. Secondo i commentatori, non è escluso che dalle urne scaturisca una situazione di pareggio destra-sinistra e che si ripeta un bis del 2006, quando il governo Topolanek nacque dopo sette mesi di vuoto politico.

Il popolare principe Schwarzenberg potrebbe quindi ritrovarsi a fare di nuovo il ministro degli Esteri. Per i 200 mandati corrono 25 formazioni con 5.500 candidati. I 14.891 seggi saranno aperti domani dalle 14 alle 22 e sabato dalle 8 alle 14: subito dopo i primi exit poll.

Published by
Maria Elena Perrero