Russia, Medvedev: “Senza i sacrifici del popolo russo l’Europa non sarebbe stata prospera”

Dimitri Medvedev

“Non dobbiamo vergognarci di dire la verità sulla guerra. Abbiamo sofferto”. Lo ha detto il presidente russo, Dimitri Medvedev, in un’intervista al quotidiano Izvestija in occasione della parata del 9 maggio a Mosca, in ricordo della vittoria dell’esercito sovietico sul nazifascismo nella Seconda Guerra Mondiale.

Il capo del Cremlino ha ricordato il fondamentale apporto dell’Urss alla liberazione di un’Europa stretta nella morsa di Hitler: “Se non fosse stato per l’esercito sovietico e per gli enormi sacrifici del popolo russo, l’Europa sarebbe stata molta diversa da com’è oggi: è abbastanza ovvio che senza tutto questo i Paesi europei non avrebbero vissuto nella ricchezza e nella prosperità, e per l’Europa non ci sarebbe stata alcuna modernità. Bisogna essere sordi per non dare ascolto a queste argomentazioni”.

Poi ha analizzato la figura di Stalin: “Si può amare o odiare Stalin, ognuno ha diritto al proprio punto di vista. Il fatto che la generazione di chi vinse la Seconda Guerra ha un buon ricordo di lui non è certo una sorpresa. Ciascuno di noi ha diritto a dare la propria visione di quel periodo. Un’altra questione è se questo tipo di valutazione, del tutto personale, rischia di pregiudicare la stima dello Stato”.

A questo proposito Medvedev spiega: “La guerra è stata vinta dalla nazione e non da Stalin”. Il ruolo dell’esercito e dei suoi vertici è stato di certo essenziale alla vittoria, aggiunge il presidente russo: “Tutti riconoscono l’importanza di quello che che hanno fatto”, ma al tempo stesso bisogna ricordare, “è stato il popolo a vincere la guerra, a costo di grandi sforzi, a scapito della vita di un vasto numero di persone”. “Penso che a volte a persona (Stalin n.d.r.) sia stata “esaltata”.

“Per non parlare del fatto – conclude Medvedev – che lo stalinismo è tornato di moda: con il ritorno dei simboli o dei manifesti (con il volto di Stalin, sono comparsi nei giorni della parata nelle strade e sugli autobus delle città russe, n.d.r.). Il ritorno dello stalinismo come ideologia assicura il presidente  “Non c’è e mai ci sarà. È assolutamente escluso”.

Poi un ricordo personale: “Entrambi i miei nonni, materno e paterno, hanno combattuto durante la guerra”, racconta il presidente, “Hanno lottato. Mio nonno paterno, Atanasio, è stato ferito gravemente” e quando raccontava della guerra lo faceva “con le lacrime agli occhi”.

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Robertar