Serbia nell’Unione Europea: l’Olanda dice no

Il premier olandese Mark Rutte

Dall’Olanda arriva una doccia fredda sulla strada di Belgrado verso l’Unione europea. La maggioranza del Parlamento dei Paesi Bassi ha votato oggi, 13 ottobre, una risoluzione con cui si chiede al prossimo ministro degli Esteri di continuare a opporsi all’avvio dei negoziati di adesione con la Serbia fino a quando le autorità di Belgrado non dimostreranno piena cooperazione con il Tribunale dell’Aja per assicurare la cattura dei responsabili dei crimini di guerra commessi nell’ex Jugoslavia.

Domani, 14 ottobre, il capo della diplomazia olandese uscente Maxime Verhagen passerà il testimone a Uri Rosenthal, nuovo ministro degli Esteri del governo di minoranza guidato dal leader liberal-conservatore Mark Rutte.

Verhagen, dopo essersi sempre opposto all’avvio dei negoziati di adesione con la Serbia, recentemente aveva mostrato una certa apertura paventando la possibilità che il via libera Ue potesse essere dato a maggioranza invece che all’unanimità, cosa mai accaduta prima nella storia dell’allargamento Ue.

L’esame della domanda di ingresso nell’Unione presentata da Belgrado dovrebbe essere discussa dai ministri degli Esteri dei 27 in occasione della prossima riunione, fissata per il 25 ottobre a Lussemburgo. Ma nelle ultime ore ha preso quota l’ipotesi che la presidenza di turno belga dell’Ue possa modificare l’ordine del giorno del Consiglio, stralciando di fatto l’argomento, per non mettere in difficoltà il nuovo governo olandese che, appena insediatosi, si troverebbe a misurarsi con un argomento estremamente sensibile sul fronte della politica interna.

Il Parlamento dell’Aja ha approvato la mozione sulla Serbia grazie al voto dei partiti di opposizione e del Pvv, il partito anti-islamico di Geert Wilders, lo stesso che ha consentito la nascita del nuovo governo di minoranza, formato da liberal-conservatori e cristiano-democratici, garantendo il suo appoggio esterno.

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Maria Elena Perrero