LUBIANA, 5 GIU – Gli sloveni, stando ai primi risultati parziali, hanno nettamente bocciato oggi in un referendum la riforma del sistema pensionistico, voluta dal primo ministro Borut Pahor e che prevedeva una serie di misure restrittive per andare in pensione. Un risultato questo destinato a pesare gravemente sulla stabilita’ del governo di centro-sinistra.
In base a poco piu’ del 50 per cento delle schede scrutinate, il 72 per cento si e’ espresso contro la riforma e l’innalzamento dell’eta’ pensionabile da 63 a 65 anni. Alle 16, a tre ore dalla chiusura dei seggi, aveva votato appena il 27 per cento degli aventi diritto.
La legge era parte di un pacchetto di riforme economiche strutturali sul modello di altri Paesi europei che negli scorsi anni hanno adottato misure simili per stabilizzare a lungo termine le finanze pubbliche. Venerdi’ a Lubiana era andato lo stesso presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy per appoggiare apertamente la riforma, ricordando che i Paesi che l’hanno gia’ introdotta hanno evitato di alzare le tasse e diminuire la spesa pubblica.
Il governo di Pahor ha investito tanta energia e prestigio in questa e altri leggi, sostenendo che si tratta di misure difficili, che in parte toccano il walfare sloveno, ma necessarie per la stabilita’ dell’economia del Paese in questo decennio. La Slovenia dipende molto dalla produzione industriale e dall’export, che hanno subito forti contrazioni per la crisi economica e solo negli ultimi mesi iniziano a vedere una lenta ripresa.
Il no nel referendum popolare e’ un duro colpo a Pahor, che proprio a causa di questa riforma ha perso un mese fa la maggioranza in parlamento, con l’abbandono di un partito minore della coalizione, fortemente contrario alla riforma pensionistica. Secondo gli analisti, non e’ escluso che il colpo subito oggi sia letale per il governo, e che si vada ormai verso elezioni anticipate.