Spagna domenica alle urne, si chiude l'era Zapatero

MADRID – La Spagna va al voto domenica sotto fortissima pressione della speculazione per chiudere dopo sette anni l’era Zapatero e mettere con ogni probabilita’, secondo tutti i sondaggi, il potere nelle mani del capo dell’opposizione di centrodestra Mariano Rajoy, con il mandato di allontanare il paese dal precipizio della crisi del debito.

Nell’ultimo giorno di campagna sono di nuovo suonati tutti i segnali di allarme, con lo spread del debito di Madrid schizzato sopra quota 500 punti base, un record assoluto dai tempi della peseta, di nuovo davanti a quello dell’Italia, in quella che la stampa madrilena definisce ”zona salvataggio”. Gli ultimi sondaggi danno a Rajoy con la maggioranza assoluta in parlamento un vantaggio di quasi 17 punti (44,6% e quasi 200 seggi su 350 per i popolari contro 29,9% e circa 110 al Psoe secondo il Cis) sul rivale socialista Alfredo Rubalcaba, impiombato dalla pesante eredita’ economica di Jose’ Luis Zapatero, che non si ripresenta. Il paese, in ginocchio dopo le ripetute manovre antideficit dell’ultimo anno, e’ nel mirino della speculazione, la disoccupazione dilaga al 22%, al 44% fra i giovani, l’economia e’ di nuovo sull’orlo della recessione, Lo stesso candidato socialista sembra rassegnato alla sconfitta, e in una intervista a El Pais oggi ha lanciato un appello perche’ il Partido Popular almeno non conquisti la maggioranza assoluta. ”Mi preoccupa che la destra ottenga un potere assoluto” ha avvertito. Il Pp ha conquistato alle regionali e amministrative di maggio il controllo di quasi tutte le regioni e delle principali citta’ del paese. Con una maggioranza ampia nel Congresso dei deputati potrebbe cambiare la Costituzione o la composizione dei principali organi dello stato. Rajoy, ormai vicino alla vittoria, negli ultimi giorni ha iniziato a lanciare messaggi a mercati e partner europei. Come prima del voto in Portogallo Pedro Passos Coelho, l’ex-leader dell’opposizione di centrodestra vincitore delle elezioni di maggio e ora premier, ha garantito che il suo governo rispettera’ tutti gli impegni presi da Zapatero con l’Ue e ha promesso lacrime e sangue: ”taglieremo ovunque, meno che le pensioni”. Oggi pero’ ha chiesto tempo ai mercati, che si stanno accanendo sul paese. ”Chi vincera’ le elezioni ha diritto a un margine di tempo minimo, che deve essere piu’ di mezz’ora”.

Il periodo di transizione rischia di essere delicato, se l’attacco dei mercati continuerà. Il nuovo governo non sara’ in carica prima del 20 dicembre. Nel frattempo Zapatero gestira’ gli affari correnti. Rajoy sembra pero’ determinato a non aspettare. Secondo il quotidiano la Razon avrebbe previsto di affiancare subito all’esecutivo uscente un ”pre-governo”, che si coordinerebbe con i ministri di Zapatero per le possibili urgenze. Il leader del Pp ha gia’ detto anche che la sua prima azione politica sara’ di cercare una cooperazione con il capo dell’opposizione Rubalcaba per evitare al paese il baratro del debito. Il candidato socialista rischia pero’ di uscire molto fragilizzato dalle elezioni. Nel Psoe si stanno gia’ affilando i coltelli per la lotta per la leadership in caso di sconfitta.

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luiss_smorgana