MADRID – Si allarga e si arricchisce di nuovi particolari lo scandalo sui presunti fondi neri del Partito Popular spagnolo. Negli ultimi anni il partito avrebbe beneficiato di almeno 11,6 milioni di “tangenti” e “dazioni”, secondo quanto dichiarato lunedì scorso al giudice Pablo Ruz dall’ex tesoriere Luis Barcenas, in carcere dal 27 giugno, trovato in possesso di 42 milioni su conti svizzeri statunitensi e uruguaiani.
Barcenas, che dal gennaio scorso – avvio dell’inchiesta – a domenica scorsa aveva sempre sostenuto l’inesistenza di fondi neri, al giudice avrebbe consegnato documenti e una pen drive con tutti gli appunti sulla contabilità irregolare del partito, riguardante anche pagamenti a dirigenti, tra i quali l’attuale presidente del Pp e premier, Mariano Rajoy, che dal 1997 avrebbe beneficiato di 350 mila euro.
Il 17 luglio il quotidiano conservatore El Mundo – che dopo i primi documenti pubblicati da El Pais è sempre prodigo di rivelazioni – pubblica alcuni estratti della contabilità in nero e commenta:
“La più grande organizzazione politica in Spagna ha usato per due decenni ha usato il suo enorme potere per finanziarsi illegalmente con contributi in denaro da parte di imprenditori generosi per gli appalti ottenuti e bonus per i suoi alti dirigenti”, che avrebbero percepito complessivamente una media annuale di 600 mila euro. Il principale beneficiario dei pagamenti in nero sarebbe il consigliere elettorale Pedro Arriola (1,5 milioni), seguito da Rajoy (350.000 euro).
Quest’ultimo, incontrando il 16 luglio alla Moncloa, sede del Governo i rappresentanti degli imprenditori, ha ribadito che le accuse sono false e che non si dimetterà. I nuovi nomi emersi sono quelli dell’ex ministro dell’interno e attuale eurodeputato Jaime Mayor Oreja (circa 250.000), ex presidente del Congresso ed ex ministro della difesa Federico Trillo (200.289), l’ex ministro dell’economia Rodrigo Rato (182.458), ex tesoriere e vicesegretario del PP Javier Arenas (quasi 150.000).