MADRID – Spagna, il premier uscente e leader del Partito popolare, Mariano Rajoy, ha rinunciato all’incarico di formare il nuovo governo offertogli da re Felipe VI, che dovrà quindi fare un nuovo giro di consultazioni a partire dal 27 gennaio, cosa che non accadeva dal 1977.
L’incarico sarà assegnato al leader socialista Pedro Sanchez, che però difficilmente riuscirà a formare un governo nel complicato quadro politico uscito dalle elezioni del 20 dicembre scorso.
Quel voto ha segnato la fine del bipartitismo spagnolo: i popolari di Rajoy si sono confermati come prima forza politica ma non hanno ottenuto la maggioranza assoluta. Secondi erano arrivati i socialisti del Psoe, seguiti dalle due formazioni “anti-casta” Podemos (sinistra radicale) e Ciudadanos (centro).
Una possibile coalizione adesso sarebbe quella tra Psoe, Podemos e Izquierda Unida, con un maggior numero potenziale di voti rispetto a quella Psoe Pp, anche se nemmeno questa ha la maggioranza assoluta.
In mattinata era stato il leader di Podemos, Pablo Iglesias, a proporre a re Felipe VI un’alleanza con il Psoe e Izquierda Unida, in cui lui avrebbe potuto ricoprire la carica di vicepremier e lanciare un’azione di governo che avrebbe previsto alcune misure di emergenza sociale, in particolare il sussidio ai disoccupati.
L’offerta ha preso in contropiede Sanchez che dopo il suo colloquio con il re ha scelto di prendere tempo e lasciare la palla a Rajoy.
Secondo gli analisti, spiega Repubblica, la proposta di Iglesias mira a mettere il Psoe con le spalle al muro, preparando lo scenario per un ritorno alle urne in cui Podemos potrebbe far valere il tentativo di mostrarsi “responsabile” guadagnando voti presso l’elettorato socialista.