LUGANO – Manodopera a basso costo e meno pretese sul lavoro. Ecco l’identikit dei “cinesi di Svizzera”, coloro che “rubano” il lavoro alla gente del posto. Chi sono? Sono gli italiani, che sempre meno piacciono ai ticinesi, i nostri vicini di casa. E dalle parti di Lugano i leghisti del posto hanno avuto un’idea. Il partito di Giuliano Bignasca, la Lega dei ticinesi, ovvero la prima forza politica del Ticino che ha fatto la sua fortuna politica grazie alla battaglia contro i frontalieri, ha pensato che per contenere la disoccupazione crescente tra i ticinesi bisogna impedire alle agenzie di collocamento italiane di reperire manodopera.
Insomma la Lega sostiene che le aziende ticinesi hanno preso a licenziare a causa della crisi per poi approfittare della manodopera a basso costo rappresentata dagli italiani. Il Mattino, sito web del partito, ci va giù pesante: “A pagare le conseguenze della crisi di Fallitalia non possono essere i ticinesi che si ritrovano a competere con dei morti di fame”. A sostenere le istanze della Lega ci pensa l’Udc, partito che in Svizzera è molto meno moderato del suo omonimo italiano e che ha proposto di contingentare i lavoratori frontalieri: massimo 45mila unità.
Il governo centrale per ora non ha assecondato queste istanze, che però sembrano piuttosto radicate nella popolazione locale. Durante le elezioni federali dello scorso ottobre sia l’Udc che la Lega dei ticinesi hanno guadagnato punti, e oggi rappresentano il 27,4% del Consiglio Nazionale.