Ucraina: antisemitismo, ebrei Europa chiedono aiuti ad Israele

Ucraina: antisemitismo, ebrei Europa chiedono aiuti ad Israele

ROMA – Ucraina: antisemitismo, ebrei Europa chiedono aiuti ad Israele. Una richiesta urgente di aiuti rivolta al premier israeliano Benyamin Netanyahu e al ministro della Difesa Moshe Yaalon è stata inviata oggi dal direttore generale dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche in Europa, il rabbino Menachem Margolin, in seguito al moltiplicarsi di episodi di antisemitismo in Ucraina. In particolare, riferiscono i media israeliani, viene richiesto l’invio urgente in Ucraina di guardie di protezione. In parallelo il rabbino Margolin ha chiesto all’Unione europea di insistere con gli attuali responsabili della sicurezza a Kiev affinché impediscano gli attacchi contro la minoranza ebraica. Secondo il rabbino Margolin nelle ultime 48 ore si sono moltiplicati in varie località dell’Ucraina gli episodi di carattere antisemita.

Fra questi: il lancio di una bottiglia incendiaria contro una sinagoga (che ha provocato danni circoscritti); scritte minacciose sui muri; e anche il tentativo di intimidazione di un rabbino a cui è stato chiesto di lasciare la sua città (Kriverog, secondo la traslitterazione ebraica,  Kryvyi Rih nella parte sud occidentale) “entro 72 ore”. In Ucraina, conclude il rabbino Margolin, per gli ebrei “si è creata una situazione di emergenza”. Finora nè Netanyahu, nè Yaalon si sono espressi in materia. Nei giorni scorsi tuttavia la parastatale Agenzia ebraica ha stanziato una cifra iniziale di 150 mila dollari per rafforzare la protezione degli ebrei in Ucraina. Secondo le sue stime, la comunità ebraica è composta da almeno 200 mila persone (nel 1933 erano almeno 5,5 milioni). Altre organizzazioni citano stime più elevate.

Nella premessa al libro “Ebrei erranti” del 1927, Joseph Roth, il grande scrittore ebreo-galiziano (Leopoli è stata polacca, austriaca, russa, tedesca e infine ucraina)  scriveva, a proposito delle emigrazioni di massa dagli shtetl di mezza Europa orientale, dei diseredati in fuga dai pogrom:

Questo libro rinuncia a quei lettori “obiettivi” che dall’alto delle torri traballanti della civiltà occidentale sbirciano con comoda e acida benevolenza il vicino Oriente e i suoi abitanti; che per puro umanitarismo deplorano l’insufficienza delle fognature e per timore di essere contagiati rinchiudono gli emigranti poveri in baracche in cui la soluzione di un problema sociale è affidata alla morte di massa.

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Warsamé Dini Casali