Ue: corte di Lussamburgo boccia il ricorso del governo sulla discriminazione dell’italiano

Nella battaglia ingaggiata a Bruxelles per la difesa della lingua italiana il governo deve incassare una sconfitta: il Tribunale della Corte di giustizia Ue del Lussemburgo ha respinto oggi il ricorso con il quale Roma chiedeva l’annullamento di due bandi di concorso comunitari perchè pubblicati sulla ‘Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea’ solo in inglese, francese e tedesco. Secondo i giudici Ue, le modalità seguite per la pubblicazione dei bandi e le successive integrazioni (diffuse in tutte le lingue ufficiali dell’Ue) ”non costituiscono una discriminazione basata sulla lingua” e non possono essere considerate come un ”privilegio riconosciuto a un gruppo limitato” di idiomi a danno dell’italiano.

Immediata e dura la reazione del ministro per le politiche comunitarie Andrea Ronchi, che da tempo porta avanti su piu’ fronti – ultimo quello sul brevetto comunitario – un’offensiva per la difesa dell’uso dell’italiano nell’ambito delle istituzioni europee. ”Ritengo intollerabile – ha detto Ronchi – continuare lungo questa strada. La battaglia in difesa della lingua italiana nelle istituzioni comunitarie deve andare avanti affinche’ il principio della pari dignita’ delle lingue sia rispettato”.

”L’Italia – ha aggiunto il ministro – non accettera’ passivamente l’affermazione di un trilinguismo di fatto che viola il principio della democrazia linguistica e ha giustificazioni esclusivamente geopolitiche. E’ necessario che su questo fronte ci sia maggiore rispetto, ascolto e attenzione da parte dell’Unione europea”. La bocciatura odierna del ricorso presentato dall’Italia nel 2007 – con il sostegno di Grecia e Lituania – segue una sentenza di segno opposto emessa di giudici comunitari nel novembre 2008. All’epoca, la Corte Ue aveva stabilito che la pubblicazione dei bandi di concorso unicamente in inglese, francese e tedesco rappresenta una discriminazione tra cittadini contraria ai principi Ue. E aveva chiesto l’adozione di misure adeguate per informare tutti i potenziali interessati, ad esempio attraverso la pubblicazione sulla ‘Gazzetta’ di un riassunto del bando in tutte le lingue ufficiali Ue.

Cosa che, nei casi al centro del ricorso italiano presentato nel 2007, e’ stata fatta dalla Commissione Ue. Che ha cosi’ evitato questa volta di essere censurata dal Tribunale Ue. Il quale ha osservato oggi in sostanza che la formula seguita per la pubblicazione dei bandi e delle relative integrazioni non viola le norme comunitarie. ”Qualsiasi candidato – per il Tribunale – in possesso delle competenze linguistiche richieste dai bandi (una perfetta padronanza di almeno una tra le tre lingue di ‘lavoro’, cioe’ inglese, francese e tedesco, ndr) ha potuto accedere e partecipare, a parita’ di condizioni, ai concorsi”.

La prossima sfida, nell’offensiva per la difesa dell’italiano, si svolgerà sul fronte delle lingue in cui l’Ue intende consentire la registrazione dei brevetti europei: unicamente in inglese, francese e tedesco. L’Italia chiede invece o che si possa registrare anche in italiano e spagnolo o che si usi una sola lingua, cioe’ l’inglese. Ma vista da Bruxelles Roma, in questa battaglia, dovra’ seguire una strada che si presenta sempre piu’ in salita.

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