Per non lasciar soli i leghisti nel dibattitto la sinistra dura e pura, intellettuale, pacifista e antagonista, corre a inserirsi nel dibattito. Chiede l’abolizione non della festa e della ricorrenza ma della sfilata commemorativa e celebrativa a Roma, ai Fori Imperiali. Lo slogan è un capolavoro di demagogia: “Diamo quei soldi ai disoccupati”. Pignoli calcoli sommano quanto costano i Vigili Urbani che il 2 giugno deviano il traffico, quanta benzina consumano i mezzi militari che sfilano, quanta merenda al sacco consumano i soldati… Non chiedono gli “abolitori” una sfilata sobria e risparmiosa, questa scelta è già stata fatta da tempo. Chiedono una pubblica penitenza dello Stato e della Repubblica, entità che mai e poi mai possono essere rappresentate dalle Forze Armate in parata. Infatti, tranne che negli Usa, in Germania, Spagna, Gran Bretagna, Olanda, Portogallo, Canada, Messico, Australia, Asia ed Africa nessuno Stato o Repubblica celebra il suo anniversario con una parata militare.
E’ un bel dibattito, non c’è che dire. Tra ministri di uno Stato che confessano e sostengono non essere il loro Stato, tra ministri “tricolore” alleati dei ministri “verde Padania”, ed “ecologisti sociali” che quando vedono una divisa o una fanfara si sentono offesi. Nonostante il dibattito e i suoi attori e comparse, buon compleanno alla Repubblica e buon 2 giugno a tutti. Tranne quelli impegnati nel dibattito.
