Sulla lapide commemorativa inaugurata al mattino c’è scritto: “Caduti per la libertà”. Al pomeriggio sono andati a centinaia ad Acca Larenzia a correggere, non la lapide, ma il senso dell’omaggio reso ai tre ragazzi uccisi nel 1978. “Caduti per il fascismo”: questo hanno rivendicato con gesti e parole i camerati guidati da Francesco Storace. Saluti romani e fascisti a braccio teso, militari e militanti grida di “Presente”. Presenti alla milizia postuma ma pur sempre viva per il fascismo.
Avessero potuto, “caduti per il fascismo” avrebbero scritto anche sulla lapide che ricorda Francesco Ciavatta, Franco Bigonzetti e Stefano Recchioni. E’ questa e non altra l’interpretazione e la memoria autentica secondo Maurizio Buontempo, Francesco Storace e i camerati de La Destra cui si sono aggiunti quelli di Casa Pound e del Popolo di Roma.
A loro è sembrata bugiarda e reticente la cerimonia del mattino, quella con il sindaco Alemanno. Cerimonia e ricordo di “vittime della violenza politica”. A loro è sembrato “dissacrante” non chiamare quei tre ragazzi morti “camerati”, insomma spogliarli della camicia nera che indossavano in vita. Ai fascisti di oggi orgogliosi di esserlo non piace l’idea di piangere e ricordare insieme tutti gli uccisi dalla violenza politica. Vogliono che anche i morti restino fascisti, un modo per continuare la guerra civile anche nelle tombe.
