Le grandi manovre per le lezioni regionali nel centrodestra segnano una prima storica vittoria: i leghisti riescono dopo anni di rincorsa a piantare la propria bandiera sul Veneto, regione-simbolo dove è iniziata la loro epopea politica. Il quotidiano di Torino La Stampa pubblica in prima pagina la notizia dell’accordo avvenuto tra il premier Berlusconi e Umberto Bossi, con l’assenso di Fini: il candidato del Pdl alle prossime regionali sarà l’attuale ministro leghista dell’Agricoltura Luca Zaia, mentre i “lumbard” dovranno rinunciare alla candidatura in Piemonte.
Formigoni è confermato alla guida della Lombardia, mentre è costretto a fare un passo indietro l’attuale presidente del Veneto Galan, forzista della prima ora, che non si sa se accetterà un incarico al Governo o sceglierà di presentarsi da solo con una propria lista per il posto di governatore, magari con l’appoggio dall’Udc.
La settimana prossima, sempre secondo La Stampa, avverrà l’incontro tra Berlusconi, Bossi e Fini che sancirà la ratifica definitiva dell’accordo. La candidatura di Zaia certifica un passaggio importante negli equilibri del Pdl: la Lega, da sempre forte nei voti, vede il suo peso riconosciuto nell’assegnazione di poltrone importanti. Nella Lega finisce il “Lombardocentrismo”: anche la Liga Veneta nacque prima della Lega Lombarda ma fino adesso Bossi aveva stoppato l’ascesa nazionale di tutti i suoi dirigenti. Nei rapporti di forza sale il peso di Verona e dintorni ridimensionando il “potere assoluto” del governo varesotto.
La partita delle regionali rende inevitabile un rimpasto di governo: destinato a lasciare non è solo Zaia, anche Brunetta farebbe carte false pur di diventare sindaco della sua città, Venezia. L’attuale ministro per l’Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi ha confessato la sua disponibilità a correre in Campania. Nel Lazio la sindacalista Polverini, sostenuta da An, dovrà guardarsi dall’imprenditrice Todini, appoggiata da un composito schieramento cattolico.
Resta da decifrare il comportamento dell’Udc che finora si è dichiarata libera di decidere volta per volta le alleanze sul territorio, con Casini che non esclude la possibilità di correre da soli. In Veneto, l’alleanza con il cavallo sciolto e carico di voti Galan, offrirebbe ai centristi la grande opportunità di presentarsi alla testa di una formazione autonoma e distante dall’abbraccio dei poli, da riproporre in campo nazionale come punto di riferimento dell’Italia che non si schiera. «Meglio soli che mali accompagnati» ripetono gli uomini di Casini, ma in Puglia e in Piemonte non disdegnerebbero di appoggiare il centrosinistra per sostituire Vendola e la Bresso, giudicati un po’ troppo di sinistra dai vertici ecclesiastici.