Sono centinaia i casi italiani di adozioni pendenti in Bielorussia. Un’annosa vicenda che vede famiglie e associazioni, oltre che le istituzioni, impegnate da anni per concludere procedure di adozione già avviate o addirittura quasi ultimate. La crisi delle relazioni tra Italia e Bielorussia in tema di adozioni ha preso il via nel 2006 dalla vicenda di una bambina bielorussa ospite di una famiglia italiana di Cogoleto, che aveva tentato di non farla più tornare in patria alla fine del soggiorno terapeutico. Sono anni, infatti, che i ”figli di Chernobyl” fanno in Italia e in altri paesi europei soggiorni per disintossicarsi dalla contaminazione nucleare.
Una coppia di Cogoleto (Genova), Chiara Bornacin e Alessandro Giusti, aveva nascosto per 20 giorni una bambina bielorussa di 10 anni, Vika, a loro affidata da anni per i periodi estivi. La vicenda comporto’ anche il blocco, poi revocato, dei soggiorni terapeutici ed era approdata nelle aule dei tribunali italiani. Negli ultimi anni, dunque, sono stati pochissimi i bambini adottati in Italia dalla Bielorussia e solo per pratiche già avviate: 34 nel 2006, 12 nel 2007, 4 nel 2008. Dal 2009 il Paese ha manifestato una nuova apertura e disponibilità alla collaborazione con l’Italia in tema di adozioni e in seguito a incontri bilaterali e visite reciproche furono riavviate le procedure fino ad arrivare a circa 350 adozioni nel 2010. Nel 2011, ultimi dati disponibili, le adozioni di bimbi bielorussi sono state 99, meno del 5% di tutte le adozioni internazionali.