I giornali hanno mal interpretato la sentenza della Cassazione sulle adozioni. In una nota, Carlo Giovanardi, presidente della Commissione per le adozioni internazionali e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, precisa che il contenuto della sentenza «non significa affatto che la coppia che desidera adottare sia costretta ad accettare qualsiasi tipo di proposta in qualsiasi parte del mondo, prescindendo dalle condizioni di età , salute, della presenza di handicap e dal numero di fratelli da mantenere uniti, così come della consapevolezza delle maggiori difficoltà da superare per l’inserimento di bambini di colore».
«Affidarsi a un ente – precisa la nota – che, ad esempio, propone adozioni nell’est europeo, piuttosto che a un ente che opera in paesi africani, non vuol dire di per sé essere razzisti, ma la maturazione di un orientamento, mediato dai servizi sociali, che possa garantire il successo del percorso adottivo nel superiore interesse del bambino. Ogni coppia pertanto va accompagnata e aiutata dai servizi, dagli enti autorizzati, a esprimere il meglio di sé nell’esperienza adottiva con generosità ed equilibrio ma anche senza eccessi ideologici».
Secondo la Commissione, «con la sentenza n. 13332/2010 le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno affermato con la massima autorevolezza che l’adozione deve essere l’espressione dell’ accoglienza e dell’accettazione delle “diversità ” che caratterizza ogni bambino in stato di abbandono, da qualsiasi paese provenga, rispetto agli adulti che l’accolgono e che si impegnano per aiutarlo a crescere».