ROMA – Di sorprese non ce ne sono state, di proteste invece sì. Sono Maurizio Decina e Antonio Martusciello i due componenti all’Agcom eletti dal Parlamento. All’Autorità Garante della Privacy sono stati invece nominati Giovanna Bianchi Clerici, di area leghista, e Antonello Soro, deputato del Pd.
Martuscello, indicato dal Pdl ha raccolto 148 voti e mentre Decina, indicato dal Pd, ne ha ottenuti 163. Non tutto, però, è andato liscio. Al voto, infatti, non hanno partecipato l’Italia dei Valori e i Radicali. Per i due partiti, l’accordo tra i partiti di maggioranza altro non è che una “spartizione” secondo i classici criteri della lottizzazione. Fuori dal Parlamento ancora più dura la presa di posizione di Beppe Grillo che chiede a Monti di “tagliare l’Agcom perché “è uno spreco di soldi pubblici, una copertura per il controllo dei media da parte dei partiti. Una presa per i fondelli”.
Gli eletti. Decina e Martuscello (il primo è ordinario al Politecnico di Torino, il secondo, ex sottosegretario del governo Berlusconi, era già membro dell’Agcom) hanno raccolto rispettivamente 166 e 148 voti. Alla Privacy sono stati nominati invece Giovanna Bianchi Clerici e Antonello Soro. La Clerici, consigliere d’amministrazione Rai uscente e candidata dalla Lega e Pdl, ha ottenuto 179 voti, mentre l’ex capogruppo del Pd alla Camera 167. Stefano Quintarelli, che si era autocandidato con una campagna condotta prevalentemente online, ha raccolto invece 15 preferenze. Il Parlamento ha scelto infine con 322 voti Giuseppe Lauricella quale nuovo componente del Consiglio superiore della Giustizia amministrativa. Una votazione parallela è avvenuta al Senato dove per Agcom sono stati eletti Antonio Posteraro (attuale vicesegretario della Camera) con 94 voti e Antonio Preto (già capo di gabinetto di Antonio Tajani nella Commissione europea) con 91, mentre per la Privacy la scelta è caduta su Augusta Iannini (la moglie del giornalista Bruno Vespa) con 107 voti e Licia Califano (Docente di Diritto costituzionale a Urbino,) con 97 voti.
Tiene l’accordo dei partiti di maggioranza. L’esito delle urne ha confermato la tenuta dell’accordo siglato ieri tra i partiti di maggioranza malgrado le dichiarazioni della vigilia sulla necessità della massima trasparenza e dell’autonomia da assicurare alle authority. Non c’è stata infatti alcuna audizione nelle Commissioni parlamentari per vagliare i candidati.
Le proteste. Un metodo che ha scatenato indignazione non solo all’esterno (“i partiti scelgono i 4 di Agcom e Privacy senza trasparenza ora che la priorità sarebbe la fiducia degli elettori…”, ha commentato lo scrittore Roberto Saviano su Twitter), ma anche dentro al Parlamento. Durissime critiche arrivano in particolare dall’Idv, che dopo un lungo corteggiamento ha eletto questa mattina il comportamento del Pd a possibile motivo di rottura di una possibile alleanza elettorale basata sulla cosiddetta “foto di Vasto”. Malumori si registrano comunque in tutte gli schieramenti e il voto è stato disertato da un largo numero di parlamentari, anche se non è semplice distinguere tra assenze politiche e assenze “normali”.
“Noi vogliamo parlare con quella parte di Pd che si era presentato come partito nuovo, quello che corrisponde alle battaglie di Arturo Parisi, quello dei cittadini”, ha spiegato il leader dell’Idv parlando nel corso di una conferenza stampa alla Camera per annunciare la non partecipazione al voto. “Poi c’è un Pd delle dirigenze, degli accordi tra gruppi di potere, un Pd che si è calato le braghe per convenienza e connivenza sull’Agcom, ma anche su altre importanti come la fiducia sul mercato del lavoro”, ha aggiunto, “che si rassegna a quel voto di fiducia pur di mantenere in vita un governo che non ha più nulla da dire e da dare al Paese. Pensiamo che quella parte della dirigenza sia uscita essa stessa dalla foto di Vasto”.