ROMA – ”L’idea di porre il pm sotto un esecutivo di sinistra ci atterrisce”: il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, usa questa argomentazione per sostenere che ”non intendiamo, non intendevamo e non intenderemo porre il pm sotto l’esecutivo”. Intervenendo nel corso del convegno ”Riformare la giustizia non è reato” organizzato da Magna Carta, il Guardasigilli ribadisce: ”l’idea che qualche esponente dell’opposizione diventi ministro della Giustizia ci atterrisce. Stiano dunque tranquilli i magistrati” rispetto all’ipotesi di assoggettare i pm all’esecutivo.
Al ministro inoltre sono apparse ”precotte” le critiche mosse dall’Anm alla riforma: si tratta di ”censure forse arrivate prima che il testo fosse divulgato”. Respingendo l’accusa che la riforma comporti un assoggettamento della magistratura all’esecutivo, Alfano, intervenendo al convegno Magna Carta, ha citato il caso dell’arresto della moglie del suo predecessore, Clemente Mastella.
”Credo che la storia degli ultimi 20 anni abbia dimostrato che non c’è alcuna forma di sottoposizione della magistratura all’esecutivo – ha detto Alfano – e l’esempio è l’infarto della precedente legislatura con l’arresto della moglie del mio predecessore”. Il riferimento è a Sandra Lonardo, moglie dell’ex Guardasigilli Mastella, arrestata – ha sottolineato Alfano – ”da un magistrato che andava in pensione il giorno dopo e da un gip che si è poi dichiarato incompetente”.
Alfano ha poi aperto a eventuali modifiche del testo: ”Questo non è un testo immutabile. I Parlamenti servono a migliorare i testi del governo. Oggi – ha ribadito – non abbiamo scritto il quinto vangelo”.