Arlacchi lascia l’Idv dopo gli insulti a Schifani: “Mi preoccupa la deriva estremista”

Pino Arlacchi

Dopo la contestazione del presidente del Senato, Renato Schifani alla festa del Pd sabato e la “difesa” dei contestatori da parte di Antonio Di Pietro, arrivano le prime defezioni all’interno dell’Idv. Ad andarsene è l’europarlamentare Pino Arlacchi che dice: “Ho deciso di autosospendermi dal partito. Così non si può andare avanti”. La goccia che, per quanto riguarda il sociologo amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha fatto traboccare il vaso è la “deriva estremista” del partito dipietrista che, dice Arlacchi, “mi preoccupa da tempo, ma questa sua ultima presa di posizione mi ha spinto ad autosospendermi”.

“Sono lontano anni luce da Renato Schifani, mi batto da una vita contro gli ambienti geopolitici da cui proviene il presidente del Senato – spiega Arlacchi – Non l’avrei invitato a nessun dibattito, inutile dirlo. Però fino a che non ci saranno prove certe emerse da procedure democratiche e nel pieno rispetto dei suoi diritti costituzionali, Schifani non può essere etichettato e additato al pubblico ludibrio come mafioso e non può essere né insultato né zittito. Se si trova in un’occasione pubblica ha il diritto di parlare. Vale per qualunque cittadino. Chi ignora queste cose, distrugge la credibilità di ogni lotta per la legalità”.

E’ soprattutto la “demagogia” di Di Pietro e del suo partito che hanno spinto Arlacchi a lasciare l’Idv, quella “strumentalizzazione” della lotta alla criminalità. A Di Pietro Arlacchi suggerisce di cambiare rotta: “Il rischio è che diventi un cattivo maestro. I partiti hanno una responsabilità nell’educazione politica alla quale non ci si può sottrarre. Invece Di Pietro non lo riconosco più. Mani pulite è stato un altro grande esempio di democrazia che si è fatta sentire. Però i processi non si sono mai svolti su Facebook e sui giornali ma nei tribunali”. Ma perché sarebbe cambiato così tanto Di Pietro? Per Arlacchi è stata la “paura di Grillo” ad aver spinto l’ex pm a questa mutazione, ma così facendo, ragiona, Di Pietro “allontana il progetto di rendere l’Idv un grande partito di popolo capace di parlare a tutti”.

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