ROMA – E’ legata ad un filo sottilissimo la speranza dell’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, di vedersi respingere dal Senato la richiesta di arresto per appropriazione indebita dei fondi che appartenevano al suo ex partito. A salvarlo, dopo che la giunta per le immunità ha votato per il suo arresto non ravvisando elementi di ‘fumus persecutionis’, potrebbe essere il voto segreto. Ma anche quello non appare affatto scontato, visto che si sono palesate alcune defezioni tra i senatori inizialmente firmatari dell’istanza al presidente del Senato. E visto che il Pdl, partito che si è espresso per la libertà di coscienza, sta chiedendo ai suoi senatori di votare palesemente e dunque, di ritirare le firme apposte in calce alla richiesta di scrutinio segreto. Il giallo è proprio sulle 20 firme infatti. Attualmente la lista delle firme è a quota 18. E Lusi ammette: “Se si arrivasse a 19 e fosse decisiva la mia firma, valuterò se aggiungerla”.
Lusi ha stampato e rilegato la memoria difensiva di oltre 400 pagine che aveva portato in Giunta per le immunità e l’ha depositata nella cassetta postale dei suoi colleghi senatori. I quali hanno potuto leggere, a corredo della memoria, anche una lettera dell’ex tesoriere in cui lamenta ”l’ insussistenza di qualsiasi fondamento giustificativo dell’esigenza cautelare” nei suoi confronti. Anzi, aggiunge, se motivo ci fosse, sarebbe unicamente ”lo status di parlamentare” a costituire ”l’unica possibile motivazione alla base di una ingiustificabile misura restrittiva adottata”.
Il Pdl si è spaccato. Favorevoli all’arresto il vicepresidente della Giunta delle Immunità, Alberto Balboni ma anche Paolo Amato, il senatore Pdl che con il ritiro della sua firma in calce alla richiesta di voto segreto potrebbe la “salvezza” per Lusi.
Amato era infatti tra quelli che avevano firmato ma che ha ritirato la sua firma ”per evitare equivoci e per esigenza di trasparenza”. Resiste, invece, il senatore pidiellino Raffaele Lauro che voterà contro l’arresto e alla richiesta del vicecapogruppo Gaetano Quagliariello di ritirare la sua firma in calce al documento che chiede di secretare il voto afferma: ”Prima devo sentire cosa ha da dirci Lusi”. Insomma se ammetterà le sue colpe potrà anche godere di quell’aiuto trasversale che generalmente arriva dal segreto dell’urna.
”Uno che continua ad infangare sedendosi ogni giorno su banchi nati per ospitare servitori dello Stato, merita di essere preso a calci” sentenzia senza mezzi termini Guido Crosetto. Mentre il partito deve scendere in campo per difendere Quagliariello dagli attacchi di chi gli ricorda che neanche qualche settimana fa, di fronte alla richiesta di arresto per il senatore De Gregorio, il voto segreto veniva addirittura teorizzato. ”Leggo di presunte ‘tensioni’ nei miei confronti da parte di alcuni senatori” si difende il vicecapogruppo vicario del Pdl che si scaglia contro le dichiarazioni anonime e spiega: non c’è alcun parallelismo con il caso precedente visto che in quell’occasione il Pdl aveva dato precise indicazioni di voto ”rispetto alla quale era giusto garantire ai senatori la possibilita’ di esprimersi liberamente mediante una votazione non palese”.
Soprattutto, continua Quagliariello, ci sono ”momenti nei quali chi crede nel garantismo deve affermarlo a viso aperto”. Non sembra diviso, invece, il Pd favorevole al voto palese e all’arresto come chiarisce la capogruppo Anna Finocchiaro dopo le insinuazioni di Beppe Grillo che aveva detto: “Il Pd lo salverà perché è meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.