Mancano pochi minuti all’inizio del conteggio delle schede, partiti e candidati sono molto piĆ¹ in ansia del solito, anzi qualcuno spera piĆ¹ del solito e qualcuno trema piĆ¹ del previsto e del prevedibile. Non sanno, nessuno sa su chi si abbatterĆ quel dieci per cento in piĆ¹ di astensione che si profila, dieci per cento in piĆ¹ rispetto alle Regionali del 2005. A chi mancheranno la piĆ¹ parte di quei quattro milioni di voti non espressi? Di che “razza” politica sono in maggioranza gli elettori mancati? Insomma, sono ancora in prevalenza i “delusi” dalla sinistra e quelli che della sinistra “disperano” o sono soprattutto una nuova “specie” elettorale: i “delusi”, forse perfino gli “stanchi” di Berlusconi?
Nessuno lo sa ma gli umori dei partiti e dei candidati sono diversi. Anche se non lo dicono apertamente, a sinistra calcolano che questa nuova ondata di astensionismo finirĆ per favorirli. Nel Lazio soprattutto e forse anche in Piemonte, due delle Regioni chiave per capire e pesare il risultato finale. Insomma a sinistra l’astensionismo appare come un aiuto, sia pure improprio.
A destra invece c’ĆØ nervosismo, giĆ quasi rammarico. Gli appelli alla partecipazione al voto fatti piĆ¹ volte direttamente dal premier non sembrano aver funzionato. Berlusconi ha cercato ancora una volta un referendum su se stesso e la prima mezza, incerta risposta ĆØ che milioni di elettori si sono sottratti alla risposta. Giusto o sbagliato che sia, a destra leggono l’astensionismo come un cattivo presagio.
Sentimenti, sensazioni che potranno essere confermati o smentiti. Certo ĆØ che, prima di aprire la prima scheda, a destra si nutre qualche paura in piĆ¹, a sinistra qualche speranza in piĆ¹.