Questi sono alcuni passaggi del corsivo di oggi della rivista. «Urla per il silenzio, ecco cosa servirebbe – scrive il direttore Filippo Rossi – Ed è da questa contraddizione, da questa schizofrenia, che non si riesce proprio a uscire. Perchè se urli fai immediatamente parte di un teatrino, ti butti nella mischia, diventi tifoso, parte in causa, e se non urli nessuno ti ascolta, rimani ai margini, come se quella tua sensibilità diversa non esistesse, fosse bandita dalla società, dalla comunità politica. Reietti, ecco come si rischia di sentirsi, a rimanere in un silenzio scelto per senso di responsabilità istituzionale, per convinzione politica, per perplessità culturale. Impotenti».
«Non è per nulla facile -continua Rossi- rimanere in equilibrio in un momento in cui ogni tentativo di interpretare una politica garbata e gentile sembra minato ogni giorno da chi scommette solo su una guerra civile tutta retorica. Non è facile cercare di non entrare nell’agone del tutti contro tutti, delle offese reciproche, delle manganellate e delle legnate. Delle accuse e dei sospetti».
«E allora -conclude il corsivo- L’unica cosa che si può fare è quella che stiamo già facendo. Sorseggiare a piccoli sorsi il pensiero traverso, il gusto dell’eresia, l’ignominia della libertà intellettuale. Mettersi da parte, non andare allo stadio, non sottostare allo slogan. Non innalzare gli stendardi di una guerra che non capiamo».