Belen contro Arcuri, Saviano contro Masi: la Rai sta fallendo, il paese seguirà

Milena Gabanelli, conduttrice di Report

Quando ho letto, non ho letto fino in fondo. Anzi di leggere sul giornale e guardare in tv tutto e fino in fondo mi è mancata la voglia. E’ successo solo a me? Lo spero, ma temo di non esser stato solo. Potevo leggere e guardare di Antigua, cioè del fatto che il Presidente del consiglio si è comprato una proprietà immobiliare laggiù. Laggiù, cioè in uno di quei paesi che il ministro Tremonti ha definito la “Caverna di Alì Babà” dove i quaranta ladroni nascondevano il bottino (citazione da articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera). Potevo leggere e guardare come la transazione finanziaria sia passata per una banca internazionale, internazionalmente sospetta di maneggi e riciclaggi. Mica roba da poco, eppure di leggere e guardare fino in fondo mi è mancata la voglia. Potevo leggere e guardare per al centesima volta che il signor Silvio Berlusconi cura e tratta i suoi affari privati, fa viaggiare il suo molto denaro come farebbe uno qualunque, immemore e indifferente al fatto di essere contemporaneamente il capo del governo, cioè, come lo stesso Berlusconi impropriamente ama dire, “un’istituzione”. Mi è mancata la voglia perché forse sono stanco e sfinito, perfino insensibile. Al posto della voglia di sapere nella mia mente si è affacciata una domanda: dov’è la “notizia”? “Notizia” suppone infatti almeno un elemento di novità, di non risaputo. Io invece già so, lo sa tutta Italia, che Berlusconi si fa gli affari suoi. Risaperlo non mi smuove più, così come saperlo da anni non ha smosso più di tanto l’Italia.

Potevo poi leggere del neo ministro Romani che giudica “odiosa” la puntata di Report su Antigua, della Rai che ha una gran voglia di togliere alla Gabanelli la “tutela legale”, insomma di lasciare sola la giornalista di fronte al peso finanziario di eventuali querele. L’ho fatto, con fatica. Tenendo faticosamente a bada l’attenzione che si fa pigra di fronte alle sequenze ripetute di un film già visto. Gabanelli nella parte del “buono”, Mauro Masi, Ghedini, Romani e altri nella parte delle “guardie del re”. Bene, è una “soap-verità”. Ma, come nelle “soap”, nonostante svelamenti e rivelazioni, non succede mai nulla. Fuori dalla “soap” e oltre i suoi attori, c’è solo pubblico. Pubblico tifoso, oppure passivo. Pubblico indignato, oppure smaliziato. Pubblico credulo oppure incredulo. Mai pubblico che si trasforma in cittadinanza. Sono quindici anni abbondanti che al pubblico si “mostra” il metodo Berlusconi di governare e farsi gli affari suoi. Sono quindici anni che la “dimostrazione” non muove una foglia di opinione.

Poi ho letto, stavolta più curioso ma ancora per nulla sorpreso, che la Rai controlla e sgambetta, più sgambetta che controlla, Fabio Fazio e la sua prossima trasmissione dal titolo intrigante “Vieni via con me”. Dovrebbe, doveva andare in onda l’otto novembre. Forse non partirà o forse sì. La Direzione generale, ancora Masi, ha fermato tutto per il momento. Il motivo sarebbe che costa troppo, che costano troppo Benigni, Saviano, Paolo Rossi, Antonio Albanese. Benigni ha fatto sapere che lavora anche gratis, il suo manager Lucio Presta ha raccontato di non aver chiesto nessuna cifra, di aver accettato a scatola chiusa quanto la Rai offriva, salvo poi sentirsi dire che l’offerta era stata ribassata del novanta per cento. Al netto delle rispettive esagerazioni, pare proprio che il vertice Rai giudichi scomode le puntate di “Vieni via con me”. Scomode come le puntate di Report. Non è roba da poco, si comincia a lavorare, anche se solo di bisturi e non d’accetta, sulla carne viva della concreta e non astratta libertà d’opinione. Poi leggo anche quel che dice Roberto Saviano: “Hanno paura dei contenuti”. E quali sono i “contenuti”? Eccoli per bocca dello stesso Saviano: “Le proprietà di Berlusconi, la mafia e la camorra, la fabbrica del fango, cioè l’uso dei dossier e delle calunnie contro gli avversari politici, il terromoto a L’Aquila, i rifiuti a Napoli, il caso dell’Utri”. Elenco di “contenuti” che induce la mia mente ad una parodia artigianale e minore della super citata frase di Voltaire: mi batterò fino alla morte perchè “Vieni via con me” vada in onda, ma non le guarderò fino in fondo, me ne manca la voglia.

Mi manca la voglia di raccontarmi che questa è la suprema “battaglia civile”, che questa e solo questa è “l’informazione”. C’erano nella puntata di Report passata alla cronaca come la “puntata Antigua” altri servizi, uno sull’Aci ad esempio, uno dei centri dello spreco e dell’inefficienza. Ma quei servizi pregevoli non fanno “notizia” e invece dovrebbero, avrei voglia di vederli fino in fondo. E dal meglio dell’informazione assemblabile, a qualunque costo, avrei voglia ad esempio di altri “contenuti” oltre quelli made in Saviano. Ad esempio in Francia dove succede e va in scena il problema di tutta Europa, il problema contemporaneo. Succede in Francia che chi ha assolutamente ragione combatta una battaglia assolutamente in torto. Quella per non far aumentare l’età pensionabile è una battaglia sbagliata e suicida, comunque insostenibile. Eppure la combattono quelli colpiti davvero dalla crisi economica, quelli che stanno o temono di diventare poveri. L’Europa già sicura, protetta e garantita, l’Europa ancora ricca che recalcitra e sbanda di fronte al mondo reale e contemporaneo. Ma questo nei “contenuti” offerti da Saviano e sofferti da Masi comunque non c’è. E non c’è la Germania della Merkel, la Merkel che dichiara “fallito” il “multiculturalismo, cioè il tutti insieme sullo stesso territorio di ogni cultura, ciascuna sovrapposta, affiancata all’altra. Cioè? Cioè i matrimoni combinati non “tradizione” culturale di altre culture appunto, ma reato penale da perseguire. Cioè rispetto e diritti per gli individui che vengono da altre culture e altri paesi. Ma fine e stop alla favola per cui ogni cultura vale l’altra, ogni “valore” è pari o indifferente all’etica e alla legislazione. Anche su questo avrei voglia che qualcuno informasse, ma questo “contenuto” non c’è nell’agenda Saviano e neanche nei crucci di Masi.

Belen Rodriguez ospite all'ultimo Sanremo

C’è invece ogni giorno da scegliere. Tra la tv di Minzolini e quella di Mediaset che su nulla informano e quella di Santoro e ora Saviano che informano su null’altro che sia Berlusconi. Manca la voglia di seguirle entrambe, anche se certo non va “mischiata la lana con la seta…”. Manca la voglia e manca pure il respiro. Respiro culturale e professionale di una società che respira. Tutto puzza di muffa provinciale, anche quello che brilla. La Rai è quel luogo dove nelle ultime settimane si è combattuta la “civissima” battaglia per Sanremo. Mazza, direttore di RaiUno aveva quasi chiuso per una conduzione affidata a Gianni Morandi, Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis. Poi arriva una telefonata, una richiesta di governo: Manuela Arcuri al posto di Belen. Mazza ha una reazione “finiana”, stavolta difenderà la “legalità”. E intorno a Belen invece di Arcuri si forma una maggioranza alternativa, una sorta di “governo tecnico”. Questa è la storia e purtroppo non è una barzelletta. La Rai è quell’azienda, si fa per dire, che chiuderà il bilancio 2012 con 650 milioni di deficit, vicina al trend dell’Alitalia che fu. La Rai è quell’azienda dove non esiste un piano industriale: cioè cosa produrre, a quali costi, cosa piazzare sul mercato, cosa ristrutturare. La Rai è quell’azienda che qualcuno dice: vendiamola! A chi? Ci se la comprerebbe così? Magari dopo uno “spezzatino”, forse. La Rai presto fallirà. Tranquilli, il paese seguirà. E’ questo il “contenuto”. Ma non ha autori, conduttori, sponsor e censori.

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Mino Fuccillo