Ne parla Andrea Malaguti su La Stampa:
Al telefono da Firenze la senatrice Alessandra Bencini – considerata trattativista – dice di «sentire sulle sue spalle un peso enorme». La sua voce è disarmata, eppure nervosa, inquieta come il tremito di una tazza di tea appoggiata male sul piattino di ceramica. Si rompe. Piange. «Penso al futuro di questo Paese, ai miei figli, e non posso non interrogarmi su ciò che è giusto». E’raro vivere esperienze eccitanti senza pagarne il prezzo. Non pensava che fosse così alto. Da Palermo il senatore Francesco Campanella – trattativista anche lui – dice che «confrontarsi è necessario sempre, su ogni ipotesi».
Anche su quella di un Letta-bis? «L’ideale sarebbe un governo guidato da personalità terze. Letta potrebbe promettere di seguire parte dei nostri punti programmatici? Mi pare difficile. Ma se diventa Che Guevara ci rifletto. Ma soprattutto è importante che ci rifletta la rete». La rete. Non Casaleggio. Non Grillo. Al Senato il Movimento è spaccato in due. Quelli che seguono ciecamente i leader di Genova e Milano e quelli che chiedono a gran voce la consultazione del sacro web. Conta di più l’alto o il basso?