E infatti Casaleggio un po’ ricorda il mistico armeno, con le sue teorie su una rete impalpabile (Gaia) che arriverà a controllare la vita e la politica reale. Grillo demanda a Casaleggio ormai tutto. E sul web fanno le pulci al network del guru, i suoi esordi nell’Olivetti di Roberto Colaninno, il passaggio in Webegg, un’azienda allora controllata da Telecom (ai tempi Tronchetti Provera), la sua amicizia con un altro socio della Casaleggio, Enrico Sassoon, poi dal 1998 ad dell’American Chamber of Commerce in Italy, che raggruppa tra l’altro gruppi come quello dell’Aspen Institute. Nulla di male, ovviamente, ma nulla che esalti la base.
Beppe Grillo si è “convertito” ad internet, e a folgorarlo sulla via della rete è stato proprio Casaleggio. Era il 2000 quando a Roma, in un suo spettacolo, Grillo armato di ascia rossa distruggeva sul palco un computer al grido di «ti odio». Altri tempi. Grazie alla rete Grillo è poi diventato prima una star, poi un’icona e infine un leader. Opera di Casaleggio appunto. È lui il manager che ha persuaso Grillo dell’utilità della rete. La società che presiede, la Casaleggio associati (fondata nel 2004 a Milano), ha l’obiettivo dichiarato di «sviluppare in Italia la cultura della Rete». E ha creato e gestisce, tra le altre cose, non solo il blog del comico genovese ma anche la distribuzione di tutti i suoi gadget (video, libri, etc). Intuizione felice, visto il successo che sta riscuotendo beppegrillo.it.
Ma come tutti i geni, a Casaleggio va riconosciuto il merito di aver capito presto il potenziale di internet, anche il mentore di Grillo ha delle stravaganze. Dopo aver ricoperto ruoli di amministratore delegato, presidente e consigliere delegato, è diventato presidente di questa società. Che gestisce secondo la sua filosofia preferita: quella di Camelot. Sulle orme di Parsifal (personaggio a lui caro) dichiara di voler ricercare «la vera natura degli uomini». E così, ad esempio, per le riunioni da sempre ama immergere il gruppo dirigente nel mondo cavalleresco e spirituale della leggenda di Camelot (alla scoperta di quei luoghi ha persino trascorso una vacanza). Usa una tavola rotonda attorno alla quale fa sedere i suoi manager per «parlare liberamente ». E talvolta, almeno con la precedente società, la Webegg, dove era amministratore delegato, usava il castello di Belgioioso, vicino Pavia, per gli incontri allargati, «dove parlare come vecchi amici». Diplomato in informatica, si iscrive a fisica, ma la matematica lo annoia. I suoi miti? Dante, Forrest Gump e McLuhan. Nel tempo libero gioca a tennis e allena una squadra di calcio. Appassionato di storia, fumetti e fantascienza, ha voluto una casa nelle valli del Canavese vicino a Ivrea. Lì possiede un bosco tutto suo, «come quello della favola della bella addormentata», che confida di «curare durante i weekend». Autore di libri come «Il web è morto, viva il web», assieme al fratello Davide è il consigliere numero uno di Beppe Grillo nelle strategie di comunicazione. Sua, secondo indiscrezioni, l’idea del «V day». Ed è sempre presente anche agli incontri del comico con i «MeetUp» locali. Come nel caso dell’ultimo incontro che ha nominato, non eletto, quattro figure, Matteo Olivieri (Reggio Emilia), documenterà i progetti realizzati nelle città; David Borrelli (Treviso), si occuperà delle liste; Vito Crimi, di Brescia, analizzerà e coordinerà i programmi sui vari territori; infine Vittorio Bertola, di Torino, che ha il compito di ritoccare Movable Type, il sistema su cui gira il sito Grillo, per creare una piattaforma informatica per condividere tutto il lavoro prodotto dai consiglieri grillini in Italia.
