Il 14 dicembre sarà il giorno del giudizio per Silvio Berlusconi. In quella data infatti, come deciso dal Colle dopo l’incontro con Fini e Schifani, si voterà alla Camera e al Senato rispettivamente la sfiducia e la fiducia al governo. Potrebbe quindi essere il giorno della fine per l’esecutivo Berlusconi IV.
E proprio mentre in Parlamento si deciderà sul futuro di questo governo, nel palazzo della Consulta si deciderà sulla legittimità costituzionale del legittimo impedimento. Ovvero la legge che consente ai ministri, ai presidenti delle Camere e ai capi di governo di non presentarsi ai processi e farli slittare per “sopraggiunti impegni istituzionali”.
Ma da ieri, dopo l’incontro tra Napolitano, Fini e Schifani, Berlusconi inizia a crederci davvero: “Una volta incassata la fiducia al Senato – ha commentato ieri, secondo quanto riferisce Repubblica – cambierà tutto. Li voglio proprio vedere i deputati che votano la mozione di sfiducia con la certezza di andare alle elezioni dopo due mesi. E da chi saranno rieletti?”.
Berlusconi aveva in programma anche di iniziare una martellante campagna tv, presentando i fianiani come “traditori”. I berlusconiani hanno già ampiamente iniziato a farla, mancava solo la partecipazione di Berlusconi in persona. Doveva essere stasera a Matrix. Poi, il ripensamento: in tv Berlusconi andrà solo dopo la giornata chiave del 14 dicembre, dopo il voto di fiducia del Parlamento, in segno di rispetto per lo stesso, ha detto il portavoce Bonaiuti.
Ora dal fronte Pdl preferiscono stare a guardare, sposando una linea di maggior mitezza verso i finiani. Anzitutto Berlusconi spera di poter contare su qualche assenza strategica dei futuristi il 14 dicembre per il voto di fiducia. In più dalla sua ha qualche poltrona da offrire: ci sono quelle dei finiani che si sono dimessi lunedì dal governo, ossia un ministro, un viceministro e due sottosegretari. Inoltre non sono mai stati sostituiti i sottosegretari Cosentino e Brancher. Il premier conta poi di convincere i finiani più moderati: “Se andiamo a votare Fini deve far rieleggere 40 dei suoi, Casini altrettanti, per non parlare dei rutelliani… ma quanti voti pensate di poter prendere?”.
Ma nessuno si fa illusioni: Berlusconi sarebbe anche convinto di poter andare alle urne, senza passare da un governo tecnico. Questi i tempi della crisi, secondo quanto riposta il Corriere della Sera: scioglimento del Parlamento il 10 gennaio, ritorno al voto il 20 o il 27 marzo. Insomma il congelamento della crisi è a termine: anche se incassa la fiducia Bossi ribadisce che il 27 marzo è la data giusta per tornare al voto. Stessa idea espressa da Alemanno, che ha preso parte al vertice all acampera tra coordinatori e capigruppo della maggioranza, ha laconicamente commentato che “il Pdl scalda i motori per le elezioni”.
Giorgio Napolitano ha invitato i politici a dimostrare senso di responsabilità: ”avremo bisogno di altri segni di questo senso di responsabilità anche nei tempi a venire”. Il capo dello Stato fa queste affermazioni al Quirinale durante la cerimonia di premiazione dei nuovi alfieri dei lavoro. ”Nella fase che stiamo attraversando si impone un giusto riserbo”, ha detto Napolitano.