«Attenti, perchè violenza chiama violenza, per cui noi dobbiamo rispondere con pacatezza e serenità , pur nell’angoscia del momento». È questo l’appello lanciato dal sindaco di Milano, Letizia Moratti, dopo l’aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Le piazze – ha detto in collegamento in diretta a Speciale Tg1 – devono essere un luogo di democrazia, dove ciascuno deve poter esprimere le proprie idee. Gesti ignobili come questo devono essere condannati con fermezza».
«Una volta una cosa del genere non sarebbe stata possibile. Si vede che i manifestanti hanno condizionato i questori, quello di Milano in particolare. I capi della polizia hanno consentito a chi voleva disturbare di arrivare a ridosso della manifestazione. Le forze dell’ordine devono vigilare di più». Queste le parole del ministro della Difesa Ignazio La Russa, secondo cui l’aggressione subita da Berlusconi «non è un gesto isolato, perchè la cosa grave è il clima d’odio da cui nasce». Intervistato da Repubblica e Giornale, La Russa punta il dito contro il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, che «crea l’atmosfera di aggressione. E quando dice che il provocatore è Berlusconi, andrebbe preso a calci in culo. Qui non ci si rende conto che quando c’è una predicazione così ossessiva non contro un partito, ma contro una persona, il rischio è grave. Ci sono tanti psicolabili in giro, persone facilmente influenzabili». «Quando s’indice addirittura una manifestazione contro una persona, ci si deve rendere conto che si è passato il limite – prosegue il ministro – Persino durante gli anni dell’antifascismo militante la sinistra mica faceva le manifestazioni contro Giorgio Almirante. Un livello d’odio così grande non si è mai visto. Non si torna agli anni di piombo solo perchè oggi c’è un grande sostegno popolare a Berlusconi e al suo governo».
Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, a “La telefonata” di Maurizio Belpietro, durante Mattino Cinque ha ricordato che «qualche settimana fa ci furono precise segnalazioni da parte dei nostri servizi che individuavano come fonte principale di pericolo per il premier proprio l’attività di soggetti singoli che si inserivano in questo clima più acceso nei confronti del capo del Governo. Questo ha portato a un innalzamento delle misure sicurezza. Non si può negare a Berlusconi di stringere le mani, abbracciare le persone, prendere in braccio bambini: questi sono i momenti più delicati per i quali mi sembra difficile adesso dare giudizi».
«Sentimenti di vicinanza e solidarietà » sono stati rivolti al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi anche dal ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola dal forum Italia-India in corso a New Delhi. «Desidero portare un saluto al presidente del Consiglio e esprimere a lui in questo momento a nome di tutti sentimenti di vicinanza e solidarietà per l’aggressione di cui è stato vittima, insieme all’augurio di una pronta guarigione. Non si può non constatare che quando si semina odio verso l’avversario, si giustifica intolleranza, quando si passa dalla critica politica all’aggressione personale, si finisce inevitabilmente per seminare violenza».
Sull’aggressione a Silvio Berlusconi «la destra eviti le strumentalizzazioni e la caccia insensata a presunti mandanti morali. Ho visto le parole di Bossi e La Russa che distorcono la realtà ». Così il vicesegretario del Pd Enrico Letta, che in un’intervista a Repubblica critica anche il leader dell’Idv. «Era meglio se Di Pietro stava zitto. Le sue parole aiutano solo l’opposizione a rimanere opposizione, sono un regalo a Berlusconi. Il nostro interesse principale è invece quello di uscire da questo clima e fare in modo che gli appelli di Napolitano trovino una forma di concreta applicazione». Letta parla di «atmosfera irrespirabile che richiede una condanna piena e totale dell’aggressione, come ha fatto Bersani». «Però – aggiunge – l’episodio di piazza del Duomo può indurre a una riflessione complessiva. Dobbiamo renderci conto che il clima d’odio è davvero il peggior campo da gioco per il Pd. E’ il campo che consente a Berlusconi di attaccare noi per metà del discorso e non dire nemmeno una parola su cosa ha in testa il governo per uscire dall’impasse. Già prima si parlava poco di temi veri. Temo che
questa vicenda porterà solo a un risultato: se ne parlerà ancora di meno».
«La cosa che mi ha gelato il sangue è stato il rumore. Una botta pazzesca, un tonfo secco. Ho pensato: questo lo ha ammazzato». E’ il racconto del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, presente al momento dell’aggressione a Silvio Berlusconi. «Mi sono girata verso il presidente e ho visto che si stava accasciando. D’impulso ho cercato di avvicinarmi, ma la scorta mi ha portato via», dice Gelmini in un’intervista al Corriere della Sera. «L’aggressore a me sembrava drogato: aveva una faccia assente, un’aria stralunata, stava lì senza reagire. Ho visto i carabinieri saltare addosso a questo tipo e ho avuto pura. Ho pensato: sicuramente non sarà da solo. Viste le premesse, temevo ci fosse un gruppo di aggressori». Le premesse, spiega la Gelmini, sono le contestazioni.
«C’era un clima d’odio allucinante. Un gruppo che non ha smesso un solo istante di gridare insulti e invettive. E’ una cosa che non si può accettare». Per questo, spiega ancora la Gelmini, «penso che ci voglia un disegno di legge che sanzioni in maniera decisa certi comportamenti».
«Fatti come quelli di ieri preoccupano: provano che si intravedono rischi per una convivenza democratica, e vanno contrastati con fermezza da parte di tutti»: lo afferma il presidente del Senato Renato Schifani al Gr1 Rai riferendosi. Secondo Schifani, «da alcune settimane si registra l’accentuarsi di una tensione dovuta ad atteggiamenti della politica che andrebbero tenuti sotto un maggiore controllo. Credo che sia giunto il momento che la politica si interroghi sull’esigenza non solo di abbassare i toni ma di concentrarsi sul confronto costruttivo e non su contrapposizioni che sfiorano l’attacco alla persona, addirittura con rischi per l’incolumità personale».
«Silvio Berlusconi aveva avuto ieri una sorta di premonizione di quanto sarebbe accaduto in piazza Duomo a Milano». A rivelarlo è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, che era andato a prendere il premier ad Arcore per raggiungere insieme il capoluogo lombardo. «”Paolo, non lo senti che clima di tensione, che clima di violenza, che spirale di odio c’è intorno. Ma non pensi che possa succedere qualcosa?”, mi aveva detto», ha riferito Bonaiuti durante la trasmissione Mattino Cinque. «Io sono rimasto colpito dalle sue parole poi, più avanti, quando eravamo in tangenziale vicino all’uscita verso il centro, mi ha detto: “Sai che veramente questo clima di odio e di tensione mi lascia preoccupato”».