Emma Marcegaglia ha provato a chiederglielo: «Presidente, rimbalzi le polemiche, non si occupi delle polemiche. Vada avanti con più forza nelle azioni di governo e faccia le grandi riforme. Su questo la giudicheremo».
Ma Silvio Berlusconi non ha saputo, o semplicemente non ha voluto raccogliere l’invito. Così il convegno dell’Assolombarda svoltosi il 12 ottobre a Monza è diventato l’occasione per un nuovo attacco frontale a parte della stampa italiana e internazionale.
Esauriti i complimenti di circostanza al capo degli industriali, «sentendola parlare mi è venuto in mente che non abbiamo un vice presidente del Consiglio. Lei potrebbe venire a farlo», Berlusconi ha caricato a testa bassa. Con uno stile “veltroniano” i suoi avversari, La Repubblica e Carlo De Benedetti, non li ha nemmeno nominati. Ma il senso delle affermazioni del premier non era equivocabile: «C’è un giornale che getta fango e suggerisce fandonie ai quotidiani stranieri».
Quindi, dopo Veltroni, il Cavaliere prende in prestito una strategia offensiva tipica dell’estrema sinistra, il boicottaggio: «Il discredito va anche ai nostri prodotti, alle imprese, al made in Italy. Voi siete le colonne della produzione, ci vorrebbe una ribellione contro questo agire anti-italiano».
Il premier, poi, racconta della solidarietà (rigorosamente privata, dato che nei media di tutto il mondo non ve n’è traccia) : «Quando incontro gli altri primi ministri mi dicono che sono un duro e che nessuno avrebbe resistito agli attacchi che ho subito io».
In conclusione, ovviamente, il premier ha snocciolato le cifre del suo consenso: risultati che, a suo dire, lo mettono «in imbarazzo». Chissà se Emma Marcegaglia, che gli aveva chiesto di evitare le polemiche, si è sentita in imbarazzo o meno.