Berlusconi, esonero a un passo. Governo senza maggioranza alla Camera

ROMA – Ore 17.03. L’Ansa batte il primo flash: il governo va sotto alla Camera. Si votava per il rendiconto di bilancio. Maggioranza richiesta: 291 voti. Risultato della votazione: 290 a 290. E’ l’inizio di un pomeriggio piuttosto complesso per Silvio Berlusconi: il premier è in aula, guarda incredulo i risultati, quasi scappa da Montecitorio.

Si capisce subito che non si tratta di una votazione come tante altre. Dai banchi dell’opposizione parte il battimani: “Dimissioni, dimissioni”. Il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, insiste sul concetto di dimissioni. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, parla subito di “implicazioni politiche del voto”. Sono le 17.14.

Nel frattempo Berlusconi è scappato dall’aula, come sottolinea un altro finiano, Carmelo Briguglio: “E’ finita, sono al capolinea”. Uscendo, il premier incrocia Tremonti. Non lo scansa, lo sposta fisicamente. Tremonti era presente in Aula eppure non ha votato. Era segnato tra i ministri “in missione”.

Dal Pdl partono subito le accuse al ministro. Amedeo Laboccetta tuona: “Da Tremonti comportamento irresponsabile”. Edmondo Cirielli è ancora più duro: “Tremonti deve dimettersi subito”. Anzi, “dovrebbe dimettersi in Aula”.

Ore 17.29. L’Ansa batte l’elenco degli assenti alla votazione. Non solo Tremonti. C’è Umberto Bossi. C’è Claudio Scajola. C’è Domenico Scilipoti (insieme ad almeno altri 5 “Responsabili”, praticamente la metà del gruppo parlamentare). E poi tutti gli altri: Miccichè, Martino, Guzzanti, l’ex ministro Ronchi, il “povero” Papa che è in carcere.

Ore 17.32. Beppe Pisanu (nei giorni passati indicato tra i “frondisti” del Pdl, insieme a Scajola) scandisce bene le parole: “E’ l’ennesima conferma che la maggioranza non tiene”. Qualche minuto più tardi ancora Fini puntualizza che la mancata approvazione dell’articolo 1 del rendiconto è “un fatto senza precedenti”.

Ore 18.01. L’Ansa spiega il presunto motivo dell’assenza di Bossi: il leader della Lega era impegnato a parlare con i giornalisti. Stava rispondendo sulle contestazione subita in quel di Varese.

Ore 18.04. Il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, spiega che il problema del voto ora è politico: “Il governo deve verificare la maggioranza in Parlamento”. In parole povere, chiedere la fiducia. Dopo sette minuti La Russa corregge leggermente il tiro: “Fiducia in Parlamento per dimostrare che la maggioranza c’è”.

Le voci si rincorrono. Gli ex “responsabili” (ora si chiamano Popolo e Territorio) si riuniscono (alla fine parleranno di “assenze casuali”). Berlusconi parla di “problema tecnico risolvibile”. Dopo pochi minuti, un nuovo lancio dell’Ansa parla di un possibile faccia a faccia tra il premier e Scajola a Palazzo Grazioli. Nel frattempo a Palazzo Grazioli arrivano Gianni Letta, Paolo Bonaiuti e Ignazio La Russa. Poi se ne va La Russa e arriva Alfano. Più tardi ancora Berlusconi terrà un vertice di maggioranza per fare il punto della situazione: l’Ansa annuncia l’incontro alle 19.44.

Alle 19.53 Tremonti annuncia: “Non c’è stata nessuna ragione politica” per il suo mancato voto.

Intanto, l’opposizione parla apertamente di sfiducia (Franceschini, Di Pietro), mentre il leader Udc Pier Ferdinando Casini chiede le dimissioni di Berlusconi e di Tremonti.

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Alberto Francavilla