Mentre l’immagine dell’Italia affonda in un lago di rumenta, il governo Berlusconi sembra nuotarci dentro con crescente difficoltà, ma per il momento riesce a stare a galla. Il suo salvagente è un grande pateracchio, destinato ad accontentare tutti gli interessati, almeno nel suo partito, da Cosentino alla Carfagna. E forse sarebbe meglio dire: il governo ha dato il via alla grande spartizione della spazzatura.
Il problema non era semplice, perché il povero Berlusconi era tirato, anzi strattonato, dalle opposte pulsioni del suo partito nella regione della monnezza per antonomasia, Napoli e dintorni. Al centro c’era e c’è la ricca torta degli appalti legati alla realizzazione dei termovalorizzatori, in Campania, torta il cui valore vari, secondo le fonti, da 150 a mille milioni di euro, intorno alla quale si stanno azzannando le opposte anime, chiamiamole così, del Pdl nella zona.
Tutta la storia puzza, non solo in senso materiale, e non da iewri, perché sembra impossibile che per secoli i napoletani abbiano potuto smaltire i loro rifiuti di grande capitale, magari un po’ stracciona ma sempre più ricca del resto del meridione d’Italia e che poi tutto si sia bloccato da quanto le esigenze ambientalistiche hanno portato a nuovi strumenti di smaltimento, di valore ingente assai, che ovviamente hanno scatenato interessi e appetiti anche violenti.
Le ultime puntate della vicenda vedono il Pdl campano spaccato attorno a questa torta. Da una parte il giro che fa capo a Nicola Cosentino, che vuole affidare la gestione degli appalti alle provincie, tutte, in Campania, saldamente in mano a uomini del partito e di Cosentino. Dall’altra la reincarnazione di Giovanna D’Arco, la pulzella di Salerno, Mara Carfagna, che spinge per assegnare ai sindaci la gestione.
C’è stata una altalena di emozioni, con frenetiche riunioni nello studio di Berlusconi, invaso da Cosentino e altri suoi pari e la sceneggiata napoletana messa in piedi dalla Carfagna che ha costretto Berlusconi a un fuori programma al vertice Nato che ha coperto ulteriormente di ridicolo lui e noi tutti. La Carfagna ha minacciato di dimettersi, anche se ha escluso di passare con Fini (dicono che Elisabetta Tulliani, vera anima del nuovo partito, proprio non ce la voglia nei piedi, avendone misurato la scarsa lealtà femministica in occasione degli attacchi subiti dalla stessa Tulliani per i suoi propri scandali). Ha fatto salire il traffico internet di molti siti con la rissa mediatica che la opposta all’altra gran dama della politica napoletana, Alessandra Mussolini, incrocio tra il nonno duce Benito e la zia diva Sofia Loren. Ha minacciato ma poi ha fatto anche marcia indietro.
Berlusconi, o forse per lui Gianni Letta, è stato costretto a dribblare tra questi contrastanti interessi (appetiti? spinte politiche? tensioni?) con la necessità di portare la nave del partito al voto di fiducia del 14 dicembre con meno falle possibili e magari con qualche nuovo marinaio a bordo.
E così, sei giorni dopo l’approvazione, ”salvo intese”, da parte del Consiglio dei ministri, di giovedì 18 novembre, e dopo essersi perso nei vicoli che separano palazzo Chigi dal Quirinale, tra fontana di Trevi e via del Tritone, il decreto sui rifiuti sembra finalmente essere pronto.
Frutto di un dosaggio equilibristico, il decreto sembra contenere almeno una novità nel testo rispetto a quello entrato in Cdm: il coinvolgimento delle province nella scelta dei commissari che dovranno realizzare i termovalorizzatori.
La scelta spetta sempre al presidente della Regione Stefano Caldoro, che, secondo quanto raccontano fonti di maggioranza, può ‘nominare commissari straordinari che, attraverso procedure semplificate, diano il via ”alla realizzazione urgente” degli impianti, per i quali comunque occorreranno tra i due e i tre anni se non sorgeranno ulteriori intoppi. Ma nella scelta dei commissari, Caldoro dovrà agire ”in raccordo con le province interessate” – dunque con quella di Napoli guidata da Luigi Cesaro e con quella di Salerno guidata da Edmondo Cirielli – e ”fermo restando le procedure amministrative e gli atti già posti in essere”.
Il testo arrivato al Quirinale, sempre secondo le stesse fonti, mette le basi di un grande prevedibile porcaio, con altrettanto prevedibile successivo arrivo dei carabinieri, tra un po’ di anni, attribuendo inoltre ai commissari ”funzioni di amministrazione aggiudicatrice” nella gestione delle gare d’appalto; commissari che potranno svolgere ”le funzioni del sottosegretario di Stato”, ”avvalendosi degli uffici della Regione e delle Province interessate”.
Questo è il dato importante che sta a cuore a Cosentito e compari: le province dovranno essere consultate per la scelta dei Commissari. E forse non è un caso che Cirielli mostri soddisfazione sottolineando come ”il decreto rispetta e valorizza appieno il ruolo della Provincia”. Anche Cesaro parla di un decreto ”positivo” che ”ci consentirà di operare con maggiore concretezza” perché ”è necessario raccordarsi con le diverse istituzioni per giungere insieme all’unico obiettivo”: risolvere l’emergenza.
Caldoro invece non parla anche se, dicono i suoi, è tranquillo, anche perché la sua richiesta al Cdm era di ”decidere ma non di gestire”, cosa che il decreto sancisce.
Nel testo entrato in Consiglio dei ministri non c’era però alcun riferimento ai presidenti di provincia. Si affermava infatti che, ”al fine di garantire la realizzazione urgente di impianti nella regione Campania destinati al recupero, produzione e fornitura di energia mediante combustione di rifiuti, il ministro dell’Ambiente, d’intesa con il presidente della regione Campania, nomina un commissario ad acta…” che ”in via di somma urgenza” provvede ad ”individuare le aree occorrenti assumendo tutte le necessarie determinazioni”. E lo stesso comunicato di Palazzo Chigi, diffuso al termine della riunione, parlava soltanto di ”poteri commissariali” attribuiti al presidente Caldoro.
In ogni caso il Pdl sembrerebbe aver trovato l’intesa, dopo le polemiche tra i vari maggiorenti del partito in Campania culminate nell’annuncio di dimissioni da parte di Mara Carfagna. Tanto che lo stesso ministro per le Pari Opportunità, pur facendo trapelare di non aver ancora avuto in mano il testo del decreto, avrebbe mostrato ai suoi collaboratori ”ottimismo” per una possibile soluzione dei problemi politici che aveva sollevato. Soluzione che potrebbe arrivare in via definitiva giovedì 25, quando alle 14 si incontreranno alla Camera tutti i Parlamentari campani, insieme col presidente della Regione Stefano Caldoro e al coordinatore regionale Nicola Cosentino, la cui gestione del partito era stata al centro del j’accuse lanciato dal ministro Carfagna.